Delfino chiude il vero cerchio della tradizione

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Luigi

Luminati

Se qualcuno si stupisce che Carlos Delfino abbia scelto Pesaro per voler chiudere la sua fenomenale carriera cestistica vuol dire che non conosce bene il rapporto tra la città e il basket. Basta leggere Franco Bertini per capire tutto quello che è accaduto e perché, comprese le nefandezze della tifoseria nel post anni d’oro, e la difficile sopravvivenza dell’ultimo decennio. Qualche volta ci si è scordati che questa è una città di basket, dal quale ha ricevuto meno di quello che ha dato. Ma una città dove un grande campione come Carlos Delfino ribadisce che vuole concludere qui la sua lunga stagione non può che applaudire stasera lui, un grande allenatore come Banchi e anche una società che dopo dieci anni guarda ai play off. Anzi, la Vuelle potrebbe provare a vincere per la gloria di Carlos e dei suoi compagni. Gli stessi, ad esempio, che hanno passato il pomeriggio del 25 aprile in palestra per una sfida under 19, decisiva per il titolo regionale contro Jesi. Moretti, Lamb e Jones hanno festeggiato per la vittoria di misura che può valere il titolo regionale, con in campo Dia e Stazzonelli, che si allenano con loro. Ma anche una pattuglia di giovanissimi pesaresi i cui nomi valgono tanto per confermare una tradizione cestistica antica: Sgarzini, Pagnini, Mariotti, Nicolini, Tombari, Sablich. Quando Jones esulta come un bambino all’ennesima bomba pesarese firmata da Mariotti il cerchio si chiude e la città del basket fa un altro risultato importante: i pesaresi decisivi nella vittoria contro una squadra con giocatori internazionali. Per qualcuno non vorrà dire nulla, per altri vuol dire tanto, come i risultati giovanili di Vuelle, Bramante e Basket Giovane. E la storia non è affatto finita, può proseguire ancora. Gli dei del basket volendo.