REDAZIONE PESARO

di Franco

Bertini

Casa è dove si torna la sera. Insostituibile. Casa è dove si scappa la mattina. Ineccepibile. Casa è dove stai chiuso dentro tre giorni per influenza. Insopportabile. É stato nel pomeriggio del secondo giorno: nel silenzio totale e grigiastro del buio incipiente ho sentito risolini, fruscii, bisbigli, voci profonde e infantili insieme. Come se qualcuno parlasse "di là". Ma io vivo in un monolocale, "di là" c’è solo il bagno. Sono pazzo se dico che sono andato a vedere? Non c’era nessuno ma le voci continuavano, adesso sembrava venissero dai libri. Ce n’era uno con la copertina scura particolarmente accanito, mi continuava a dire se vuoi andare vai pure, noi restiamo qui. Proprio te, maledetto, gli ho risposto, che ti ho comprato più di sessant’anni fa e ti ho curato come un figlio? Allora ho capito che era un complotto, volevano farmi partire approfittando che avevo l’influenza, mi volevano cacciare di casa. A un certo punto ho anche dato un’occhiata in giro per cercare non una valigia, che non ho, almeno un borsone. Vedrai come starai bene nel posto dove andrai, mi sussurra un’altra voce flautata come quella di un elfo da fiaba del nord. Cazzo, devo avere almeno 40 di febbre, sto delirando, prendo il termometro è fermo sul 37 e 2, lo sbatto come un uovo, non si muove. Allora mi ricordo che dentro non c’è più il mercurio come quando da ragazzo ci mettevo il cerino sotto, scoppiava tutto e per casa correvano cento palline argentate che non le beccavi manco morto e mia madre mi aveva obbligato a un "fondo termometri" per quanti ne rompevo. E d’improvviso, in quella sarabanda infernale, è proprio lei a riportare tutto alla normalità: Franco – mi dice come sempre – stai buono, per adesso non muori, sei solo un po’ matto, ma questo lo sai da quando sei nato. Ed ecco che mi sono ritrovato nel quieto, sereno silenzio di casa. Ho guardato il termometro: era sceso a 35 e 1 da solo. E’ un esorcismo per l’anno nuovo, se vi serve usatelo. Auguri.