Gradara, la denuncia di una mamma: "Mio figlio disabile cacciato dal ristorante"

Il ragazzo gridava. Ma il titolare: "Proposto solo un altro tavolo". Bufera social

La foto del post pubblicata da Angela Miccoli in cui denuncia il fatto

La foto del post pubblicata da Angela Miccoli in cui denuncia il fatto

Pesaro, 25 ottobre 2021 - "Cacciati dal ristorante perché mio figlio disabile urlava. Ci hanno detto: ’ Il ragazzo dà fastidio ai clienti e se volete potete mangiare fuori’. Che pena". Questo ha scritto sul suo profilo Facebook ieri pomeriggio Angela Miccoli dopo essere rientrata da un pranzo – in verità mai consumato – all’Osteria il Gufetto di Gradara. Nel giro di pochi minuti il post è stato condiviso centinaia e centinaia di volte, ogni volta con commenti sempre più indignati e soprattutto sempre più aggressivi nei confronti del titolare del locale. Tanto che a un certo punto, in serata, la stessa Miccoli ha dovuto scrivere un altro post in cui ringraziava per la solidarietà ricevuta, ma invitata tutti a moderare i toni.  

Una ricostruzione , quella della signora, che però è completamente diversa da quella che invece emerge dalle parole del titolare del locale, Giuseppe Cosentino: "Io davvero non capisco perché la signora scriva di essere stata cacciata. Non l’abbiamo mai fatto né ci sogniamo di farlo. Il ragazzo si era effettivamente innervosito, urlava davvero a squarciagola, così dopo venti minuti che non riusciva a calmarsi abbiamo proposto ai signori di spostarli in un tavolo in veranda, dove c’erano altre persone ma era una situazione più intima, perché si tratta di una saletta molto carina e riservata che di solito diamo alle coppiette. Insomma, non abbiamo proposto un sottoscala. La signora molto serenamente ha accettato, o almeno così credevamo. Perché invece, a un certo punto, ci siamo accorti che se ne era andata senza neanche aver visto il tavolo. Ci è dispiaciuto ma non immaginavamo quello che poi sarebbe successo".  

Rientrata a casa, infatti, la signora scrive su Facebook di essere stata cacciata e invita pure a non andare a mangiare in quel locale.

Al ristoratore cominciano ad arrivare messaggi e telefonate: recensioni negative, auguri di pronta chiusura, quando non veri e propri insulti e minacce. "Siccome avevo preso il numero di cellulare per la prenotazione – dice Cosentino – ho chiamato. Ho chiesto alla signora come mai avesse scritto di essere stata cacciata quando sapeva benissimo che questo non era vero. Quello che avevamo fatto era stato solo proporre una soluzione che, per altro, lei aveva anche accettato. Mi ha risposto che aveva il sangue caldo, che adesso si era raffreddato, e che non era responsabile se, sulla base di un suo pensiero sincero, qualcuno ne aveva approfittato per diventare violento". La vicenda potrebbe avere anche una coda legale, nel senso che il titolare del ristorante ritiene di aver avuto un danno importante da quella che considera una calunnia. Quella che invece la signora Miccoli definisce "la più grande umiliazione della sua vita".