Distrutto dalle bombe il ristorante di Diana, la stella della musica accolta a Pesaro

La famiglia della bimba di 10 anni da Falconara si è spostata in città dove la piccola può continuare a studiare al Conservatorio

di Pierfrancesco Curzi

Il ristorante della famiglia colpito e incenerito dall’artiglieria russa: un altro dramma per la famiglia della piccola Diana Dvalishvili, la bambina ucraina stellina della musica classica accolta dalle Marche. La notizia, comunicata al Carlino dalla zia della bambina di 10 anni, è arrivata ieri mattina dopo che la notte scorsa l’attività bellica ha visto i russi continuare a bersagliare la città orientale di Kharkiv, a poche decine di chilometri dal confine russo. I proiettili di mortaio e i missili lanciati dagli occupanti sulla seconda città dell’Ucraina ieri notte hanno colpito, tra i vari obiettivi a caso, anche il ristorante della famiglia di Diana, attività messa in piedi anni fa dai suoi genitori.

Il ristorante Rioni si trova alla periferia orientale del grosso centro ucraino conteso sin dai primi giorni dell’aggressione russa, dunque in zona abbastanza a rischio perché proprio verso il fronte del conflitto per il controllo della città. Fino a oggi l’area era stata più volte colpita, ma il ristorante si era sempre salvato, nelle ultime ore è successo l’irreparabile. Il bombardamento ha prodotto anche una vittima: "Dentro il locale viveva un ragazzo che nel corso del conflitto aveva scelto di stare lì per tenere d’occhio il locale – racconta al Carlino la zia di Diana, Armina – Purtroppo abbiamo ricevuto la notizia che quel ragazzo, di appena 24 anni, è morto. Siamo distrutti per quanto accaduto, è un dolore enorme". Il ristorante di proprietà della famiglia ospitata prima a Falconara e adesso a Pesaro, dove la piccola Diana sta studiando al Conservatorio, era molto bello e uno dei più rinomati di Kharkiv. Il giorno dopo i missili che lo hanno distrutto, a terra non restano che le macerie. Un danno irreparabile di cui probabilmente mai nessuno risponderà, l’ennesimo atto di guerra e di bombardamento di obiettivi civili. Quando il conflitto sarà terminato, tra le intenzioni della famiglia ucraina (il padre di Diana è di origini georgiane) c’era anche quella di tornare, sempre che le condizioni glielo avessero consentito. Ora questa prospettiva sembra quasi definitivamente tramontata.

Diversi profughi ucraini che erano arrivati nelle Marche e nell’Anconetano dopo lo scoppio della guerra, infatti, avevano deciso di rientrare, soprattutto chi viveva in aree più sicure dell’Ucraina. Sicurezza che al momento non è garantita a Kharkiv, una delle città più colpite dalle bombe russe in questi 105 giorni di aggressione militare. In provincia di Ancona sono stati quasi 4mila i profughi ucraini accolti dalla fine di febbraio a oggi, ma già una parte ha deciso di tornare nel proprio paese.