"Dobbiamo ricostruire l’anima popolare" Ricci disegna il suo Pd: "Progetto nuovo"

Il sindaco parla da candidato al dopo Letta anche se non ufficializza la discesa in campo: "Presto per fare i nomi". Poi guarda a sinistra: "Non veniamo visti sufficientemente come la forza del riscatto sociale e della lotta alle disuguaglianze"

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di Roberto Fiaccarini

"E’ presto per parlare di nomi e non basterà il cambio del segretario per ripartire. Dobbiamo ristabilire un rapporto profondo con il popolo; per fare questo penso che serva la sinistra di prossimità degli amministratori locali e io sicuramente darò come gli altri il mio contributo di idee". Matteo Ricci non ufficializza la sua discesa in campo per il dopo Letta, ma è solo questione di forma. Parla già da candidato, si muove da candidato, fa tattiche da candidato. C’è anche lui in questa partita che ogni giorno diventa più affollata: ieri si è aggiunta l’ex ministra Paola De Micheli. Quanto agli altri che potrebbero essere in lizza, i riflettori sono puntati sul derby tra Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, e l’assessora della sua giunta Elly Schlein. E poi il sindaco di Firenze Dario Nardella, quello di Bari Antonio Decaro e Giuseppe Provenzano, attuale vicesegretario.

Ricci c’è, dicevamo. E parte dall’analisi della sconfitta del centrosinistra: "La causa principale è banalmente la divisione. La destra si è unita in un patto di potere, il fronte democratico si è diviso in tre. La destra è netta maggioranza nel Parlamento ma non nel Paese. Il problema non era il campo largo, ma non essere riusciti a farlo. Poi certo abbiamo anche fatto degli errori in campagna elettorale, ma troppo facile buttare la croce a Letta ora. È ingeneroso".

Ma ciò che induce a riflettere, in tutto questo, è che il Pd abbia cambiato sette segretari in 15 anni di vita. Insomma, cambiare l’allenatore ogni due anni non è la soluzione. "Se pensiamo che cambiando l’ennesimo segretario abbiamo risolto i problemi – conferma Ricci – non abbiamo capito nulla. A 15 anni dalla nascita del Pd ci ritroviamo una ex missina la governo. Evidentemente più di qualcosa non ha funzionato. In 15 anni abbiamo avuto cambiamenti epocali, questo è il momento di aggiornare il pensiero, il linguaggio e l’organizzazione della sinistra riformista Italiana".

Un nuovo modello di partito, insomma, distante dal modello del Pd che ha cercato di rappresentare tutto e il contrario di tutto. Questo l’obiettivo?

"Dobbiamo capire perché – spiega Ricci – a livello nazionale non veniamo visti sufficientemente come la forza del riscatto sociale e della lotta alle disuguaglianze, elemento fondante di una forza di sinistra. E perché non abbastanza come forza moderna, negli ingranaggi dell’economia, dell’innovativo e del lavoro. Cosa che invece avviene a livello locale dove infatti spesso vinciamo e convinciamo. Insomma non basta la responsabilità, ci vuole un’anima popolare".

E poi aggiunge: "Dobbiamo avere la capacità di ripensare un modello politico che con intelligenza ha messo insieme il riformismo italiano. Ma sembra passato un secolo dal 2007, e ora servono un progetto culturale e un’organizzazione nuova. Su questo la sinistra di prossimità dei sindaci può dare un grande contributo di cambiamento".

In questi giorni in cui si parla di Ricci candidato alla segreteria nazionale del Pd, finisce per diventare un modello anche la giunta cittadina allargata al Cinque Stelle dopo l’accordo politico con i grillini. Come a dire: se Ricci l’ha fatto a Pesaro, può farlo pure con Conte. Anche se, francamente, il salto qualitativo è ardito.

"Sono livelli diversi – dice Ricci – ma dai territori qualcosa dobbiamo cogliere. I 5 Stelle di Pesaro di certo non mi volevano bene, poi abbiamo superato la diffidenza e lavorando sulle cose abbiamo allargato la maggioranza, i primi in Italia. E stiamo lavorando benissimo da due anni insieme; perché non si può fare a livello nazionale? Certo, nessuno può cancellare la responsabilità storica di Conte sulla caduta del governo Draghi che ha aperto il governo alle destre. Ma io non dimentico neanche la caduta del governo Conte-Gualtieri a causa di Renzi. Se avessimo continuato quell’esperienza di buon governo durante la pandemia, probabilmente non avremmo avuto le divisioni che ci hanno portato alla sconfitta. Ora però concentriamoci sulla rinascita di un nuovo partito democratico. Senza la sinistra riformista forte non c’è né opposizione né alternativa".