"E’ aumentato tutto". Anche la pesca affoga

Tonino Giardini, referente del Gruppo Fano e Coldiretti: "Carburanti raddoppiati, oggi non siamo più in grado di andare avanti"

Mancano pochi giorni alla ripresa della pesca in Adriatico. Nel tratto di mare compreso tra Trieste ed Ancona, infatti, dal 29 luglio e fino all’11 settembre compreso, a tutela delle specie marine sono state fermate le imbarcazioni per la pesca a strascico e le volanti. "Tutte le altre hanno lavorato" spiega Tonino Giardini referente del Gruppo Pesca Fano e di Coldiretti Impresapesca, spiegando le difficoltà della marineria fanese che negli ultimi decenni ha perso più di 100 occupati e gran parte dell’indotto. "Gli altri sistemi hanno continuato a lavorare - spiega Giardini - comprese le imbarcazioni a draga idraulica (ovvero le vongolare, che a Fano contano oggi una flotta di 40 imbarcazioni e 120 occupati diretti, ndr). Ma tra mille difficoltà che incidono nella gestione delle nostre imprese che negli ultimi 30 anni hanno comportato una sofferenza strutturale: le politiche comunitarie hanno portato ad un restringimento delle flotte".

Nel comparto fanese, in realtà, oggi il numero delle imbarcazioni è pressoché identico a quello degli anni 80, una cinquantina. Ma la flotta si è convertita: è più poliedrica sebbene con meno occupati diretti, passati da oltre 300 a quasi 200. C’è una piccola flotta a strascico e una più consistente flotta di vongolare, 7 che fanno long line per la cattura di grandi pelagici (pesce spada e tonno) e in più c’è la circuizione, pesche che fino a 15 anni fa non c’erano nella nostra realtà. Poi è nata la pesca da posta d’altura, abbiamo un impianto di mitilicultura ed è tornata una coppia di volanti, per il pesce azzurro. "I rincari e le speculazioni degli ultimi anni - spiega Giardini - incidono pesantemente sul settore. Con gli aumenti che ci sono stati (carburanti di media raddoppiati, ma abbiamo avuto dei momenti in cui il prezzo era quasi triplicato) oggi non siamo più in grado di andare avanti. Negli ultimi 20 anni abbiamo avuto delle oscillazioni che sono state assorbite, seppur in un comparto strutturalmente in crisi per le politiche restrittive. Oggi è aumentato anche il costo della plastica, il costo delle cassette e ci troviamo a competere con un mercato mondiale che deprime il prezzo del pesce nazionale.

Il prezzo del gambero rosso pregiato di Mazara del Vallo non potrà mai salire sul mercato tanto quanto i reali costi (un motore acceso 4 giorni e 4 notti consuma 5mila litri di carburante che a 1,20 euro al litro significa che in una settimana se ne vanno 6 mila euro, hai voglia a tirare su pesce) tanto più se mi trovo la concorrenza del gambero del Bangladesh a pochi euro". Questo si traduce nel fatto che l’80% del pesce che si trova sulle tavole degli italiani è di importazione, 4 piatti su 5 anche a Fano.

"C’è il paradosso che il pesce è un cibo di tendenza e noi non siamo in grado di soddisfare il mercato, per i vincoli e per la crisi delle risorse (che comporta il fermo-pesca, ndr), per alcune risorse. In acquacultura, per cozze, spigole, orate oppure per quanto riguarda la pesca a mare, le vongole, lì riusciamo a soddisfare abbastanza bene il mercato. Però dipende da quelle che sono le tendenze". E’ per questo che negli ultimi 30 anni la flotta fanese è cambiata: se prima erano 50 i pescherecci (5 occupati) ora sono 10; se prima erano 10 le vongolare (3 occupati) ora sono invece 40.

Tiziana Petrelli