E’ fanese la vittima numero mille Decessi 2 volte più alti per i no vax

Questi i dati in base ai morti degli ultimi due mesi: le probabilità di soccombere al virus raddoppiano in assenza del siero. Intanto corrono i contagi: allerta per Pesaro, Gradara, Tavullia, Vallefoglia

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di Benedetta Iacomucci

Era stata fanese la prima vittima del Covid, ed è ancora fanese la numero mille. Tante sono le croci che tra il 2 marzo 2020 e il 26 novembre 2021, il virus ha messo in fila nella nostra provincia. E il numero è probabilmente sottostimato. L’ultima vittima è un 86enne che soffriva di altre patologie. Era vaccinato, ma da più di sei mesi. Si è spento all’ospedale di Pesaro, come riportato dal bollettino dell’Osservatorio epidemiologico regionale. Dal primo ottobre ad oggi, nelle Marche, sono stati 70 i decessi correlati al Covid: 39 erano vaccinati, 31 no. Ma calcolando le diverse proporzioni tra le due platee (i vaccinati sono più di un milione contro i 400mila non vaccinati) il dato che emerge è chiaro: negli ultimi due mesi, in proporzione, i decessi registrati tra i non vaccinati sono stati più del doppio rispetto ai vaccinati. Perché il tasso calcolato su un milione è pari a 36,11 per i vaccinati contro il 76,92 per i non vaccinati. Detto in altri termini, un non vaccinato ha il doppio delle probabilità di sviluppare una malattia grave che porti a conseguenze nefaste.

Le evidenze scientifiche sull’efficacia dei vaccini si confermano anche misurando il dato sulle ospedalizzazioni. Un non vaccinato ha probabilità cinque volte maggiori di finire in terapia intensiva rispetto a un vaccinato: il tasso aggiornato a ieri è 0,64 rispetto a 3,47. Idem in Area medica (2,5 contro 10,4). Il problema è che se la corsa dei contagi non si placa (ieri altri 427 di cui 95 da noi), sarà comunque difficile per gli ospedali reggere l’onda d’urto. Ieri i ricoveri hanno superato complessivamente quota 100 (sono per l’esattezza 103). Ci sono a Marche Nord 14 ricoverati in Terapia intensiva (su 23 nelle Marche) e 23 in semi intensiva (su 28) con altri 4 in reparti non intensivi (su 103). Il tasso di occupazione delle intensive è arrivato all’11% (soglia del 10%), ma per fortuna i ricoveri ordinari restano ancora al 7,5% (soglia del 15%), altrimenti saremmo già in giallo come il Friuli. E vale sempre la pena ricordare che a novembre dell’anno scorso, senza vaccini, con lo stesso numero di positivi avevamo 427 ricoverati.

Al momento la nostra provincia è quella in cui il virus si propaga più in fretta: negli ultimi 7 giorni c’è stato un aumento del 54% sulla settimana prima. E ci sono alcuni comuni, in particolare, nei quali l’allerta è altissima: ad esempio Gradara, dove negli ultimi 7 giorni si è passati da 5 casi attivi a 23; o Tavullia, che ha raddoppiato i positivi (da 33 a 65); o Vallefoglia, passata da 43 a 82 casi e ovviamente, il capoluogo: sabato scorso c’erano 298 casi attivi, che sono diventati 465. Motivo che ha spinto l’Asur a incrementare il numero di Usca (Unità speciali di continuità assistenziale, ovvero i cosiddetti medici a domicilio) che dal primo dicembre cresceranno di un’unità, per un totale di 3 medici e un infermiere.

Analizzando ancora i contagi, si conferma che la maggior parte dei positivi sono nella fascia d’età 25-44 (103 casi) e nella fascia 45-59 (98). Ma c’è un balzo importante anche nella fascia pediatrica, come emerge anche dai dati sulle quarantene a scuola: addirittura, solo nell’ultimo giorno, sono emersi 49 positivi tra 6 e 10 anni.