E’ morto l’incisore Travaglini

Fanese di nascita, urbinate di formazione e pesarese per una vita tra lavoro creativo e il suo amato porto

Edgardo Travaglini

Edgardo Travaglini

Pesaro, 15 novembre 2020 - E’ morto ieri l’incisore Edgardo Travaglini a seguito di una malattia scoperta circa un mese fa. Avrebbe compiuto 86 anni tra tre settimane. "Sono nato a Fano, ho studiato a Urbino e vivo a Pesaro, vicino al porto", diceva per presentarsi ai più giovani e riassumere tutto d’un fiato il percorso della sua vita, ma anche i centri del suo interesse umano, culturale e artistico.

Travaglini arrivò a Urbino negli anni Cinquanta alla Scuola del Libro; all’epoca la sede era dentro il Palazzo Ducale. "Incameravo immagini del Palazzo senza rendermi conto" ha raccontato nel 2014 in una intervista documentario a lui dedicata che qui riproduciamo. "Ero un giovane che pensava anche ad altre cose, non soltanto all’arte. Ma così, senza volere, ho iniziato ad assimilare i classici torricini, il cortile e tutta la decorazione. Mi attiravano in particolare i camini, quello della Iole, quello degli angeli, la porta della guerra. Quelle immagini mi piacevano, pensavo agli artigiani che ci lavoravano, alle botteghe di allora...".

Gli anni Cinquanta a Urbino erano veramente difficili, impossibile immaginarli con gli standard di oggi. Travaglini era ospitato nel convento di san Bernardino, dai frati. Per lui era normale camminare dal Mausoleo dei Duchi alla Scuola con qualunque tempo.

Durante gli anni di studio alla Scuola del Libro avviene qualcosa di spettacolare nella mente di Travaglini. Come lui stesso racconta, continuava ad osservare e a ignorare quello che lo circondava, come un giovane che era andato a bottega dai maestri scultori del Quattrocento; “rubava con gli occhi”, ma poi rimaneva con le mani in mano. Fino a quando – uscito dalla Scuola – tutti i ricordi lo travolsero. Con la calcografia, che era sicuramente la sua strada, riprende i motivi rinascimentali del Palazzo, l’infinita serie di simboli che tracimano in ogni dove, che a volte paiono mescolati a caso – e magari non lo sono – e che lui recupera, riproduce come un miniaturista e rende di nuovo vivi. Cosa vorranno dire? Perché sono così ipnotici? Sono solo decorazioni?

Travaglini aveva intuito che nelle sue vene scorreva davvero il sangue del Rinascimento, tantoché quando andò a insegnare a Cagli, all’Istituto d’Arte che tanto ha dato nel dopoguerra, convinse un collega a “clonare“ il torchio calcografico (a insaputa del proprietario) che gli serviva per diventare incisore a tutto tondo. Andò a trovare l’artista Piacesi che possedeva un magnifico esemplare e il suo collega cagliese maestro nell’arte meccanica, rubò con gli occhi. Nel giro di poco diede a Travaglini quello che per lui è stato il più fedele amico di una vita artistica intensissima, quel torchio che gli consentiva di stampare in autonomia qualunque sperimentazione, dai piccoli formati a quelli impegnativi, tantoché il magnifico rettore dell’Università di Urbino, Carlo Bo, gli commissionò di fare un diploma di laurea in stile rinascimentale (e oggi sarebbe bello recuperarlo per le future generazioni).

Il sodalizio culturale con Paolo Volponi (che era sua parente) lo confortò ogni volta che poteva esserci nell’aria una tentazione di diventare “contemporaneo“, abbandonare gli insegnamenti di Castellani, Carnevali, Bruscaglia, Ceci e seguire le lusinghe del mercato. Travaglini non l’ha fatto perché sapeva che il suo stile era un irripetibile tesoro. Il funerale di Edgardo sarà martedì alle ore 11 nella chiesa del porto a Pesaro. Lascia la moglie Maria Paola, i figli Alessio, Andrea e Alberto e i nipoti.