Erika Marcato, processo all'ex Olgettina per estorsione, otto anziani la accusano

Davanti ai giudici la ragazza padovana: alla sbarra altre tre persone

Erika Marcato

Erika Marcato

Pesaro, 11 ottobre 2019 - Sono otto gli anziani che si sono lasciati convincere dalla bellezza e dal sorriso di Erika Marcato, la 32enne padovana, nota per essere stata nel club delle olgettine di Berlusconi e coniglietta di Playboy, finita a processo a Pesaro per estorsione e tentata estorsione. E tutti e 8 sfileranno sul banco dei testimoni, a partire da febbraio del prossimo anno, per raccontare come e con quali argomenti l’avvenente 32enne che ha suonato alla porta di casa loro sia riuscita a fargli mettere la firma su un contratto capestro.

All’udienza di ieri mattina, il pm Giovanni Narbone ha chiesto di ascoltare le presunte vittime dopo che l’ufficiale di polizia giudiziaria avrà ripercorso le tappe dell’indagine. Indagine che ha portato alla sbarra, insieme con la 32enne, anche i tre complici, Amedeo Gagliardi, padovano, Mirco Chieregato e Andrea Callegari. Il quartetto si era messo insieme per vendere porta a porta oggetti per la casa. E chi si presentava per prima era, ovviamente, la Marcato. Chiedeva di poter mostrare dei cataloghi con prodotti quali elettrodomestici, casalinghi, materassi. Nel 2016 era entrata in almeno 9 o 10 abitazioni di Pesaro. Ad ascoltarla erano quasi sempre degli anziani, i quali però non volevano comprare proprio niente. Ma commettevano un errore.

La 32enne li convinceva a firmare un foglio, che in realtà era un contratto d’acquisto, dicendo che era solo un modo per attestare il suo passaggio in quella casa. Quella firma era necessaria, diceva la ragazza, per ottenere il suo compenso. La gente, di fronte al sorriso della donna e alla storiella che altrimenti non sarebbe stata pagata, accettavano di vergare il foglio. Passati 15 giorni, cioè scaduto il termine per il diritto al recesso, si presentava un socio della Marcato, Gagliardi, già noto alla giustizia, il quale spiegava alla famiglia che con quella firma si erano impegnati a comprare i prodotti per almeno 2.800 euro, e in alcuni casi, anche fino a 13.664 euro.

Al rifiuto, Gagliardi preannunciava con toni duri una causa di risarcimento. L’inchiesta partì a Pesaro perché in un’occasione, Gagliardi si trovò di fronte il marito della donna che aveva firmato 15 giorni prima il contratto. Scaturì una lite, con fuga del venditore dopo aver dato una spinta alla donna. Rintracciato dalla squadra mobile, Gagliardi disse di essere nel giusto e di aver preteso il rispetto del contratto. Ma controllando proprio questo e rintracciando tutti coloro che avevano firmato quei fogli, gli inquirenti hanno subito capito di avere di fronte degli estorsori che solo a Pesaro avevano incassato in pochi mesi oltre 10mila euro.