REDAZIONE PESARO

Giudice del Csm: "No ai procuratori a vita"

La posizione emersa dalla tavola rotonda sulla riforma della giustizia organizzata dall’Ordine. A dirlo il magistrato Carmelo Celentano

Si è discusso di riforma della giustizia l’altro ieri a Pesaro, tavola rotonda all’Excelsior organizzata da Ordine degli avvocati (presidente Cinzia Fenici) e Consiglio nazionale forense (avvocato Arturo Pardi). C’è chi era contro chi a favore della proposta del ministro Cartabia su carriere, Csm, porte girevoli, pagelle ed efficienza ma poi, verso il termine, con la sala ormai poco affollata, il giudice di lungo corso Carmelo Celentano, attuale presidente della sesta commissione del Csm, ospite del forum insieme al vicepresidente del Csm David Ermini, ha acceso improvvisamente una miccia: "La forza del giudice è quella di resistere alle pressioni delle procure, dove i magistrati non possono rimanere a vita in quel ruolo. Le funzioni requirenti devono essere fatte per poco tempo. Di questo ne sono convinto perché so bene, essendo stato gip a Napoli, quali sono i condizionamenti esercitati dalle procure potenti. E i magistrati requirenti che utilizzano palcoscenici mediatici sbagliano, sfruttano il loro ruolo pubblico per emergere ed imporre una visione".

Gli ha risposto a stretto giro di parole la procuratrice di Pesaro Cristina Tedeschini, ospite del forum: "Io non sono per niente d’accordo, lei collega non sa quante sberle prendiamo dai gip o dal collegio giudicante o dal monocratico. Quali pressioni esercitiamo, chi è il potente? Noi della procura di Pesaro non ci sentiamo tali ma lavoriamo in pochi dalla mattina alla sera. Le procura sono tante e quelle piccole come le nostre fanno tutto, anche il bando di concorso per la guardia giurata. Quello che non faccio certamento è imporre ai miei sostituti una mia decisione su un fascicolo. Ne parliamo certo, discutiamo, valutiamo, ma poi è il titolare dell’inchiesta che prende le sue decisioni". E il sostituto procuratore Letizia Fucci, presidente distrettuale di Anm: "Noi non ci ridurremo a fare gli avvocati della polizia. Serve trasparenza, certo, e gli avvocati entrino nei consigli giudiziari per concorrere a valutare i magistrati ma pretendiamo di continuare a fare il nostro lavoro con terzietà e onestà".

Il vicepresidente del Csm David Ermini poco prima aveva parlato di "unione delle forze per arrivare ad una riforma vera, tra chi chiede una separazione delle funzioni e chi si oppone". Un auspicio difficile. Per l’avvocato Pardi "la riforma Cartabia pur timida va nella direzione giusta" e anche il giudice Paganelli n’è convinto. Ma per la procuratrice Tedeschini la separazione delle funzioni tra pm e giudicante è semplicemente "atroce".

ro.da.