Guardie mediche, la Regione Marche non paga. "Preparatevi a un altro giro di addii"

L’accordo firmato ad aprile prevedeva un aumento fino a 40 euro lordi l’ora, soldi finora mai visti.Gregorio Bucci (Fimmg): "I colleghi stanno pensando a dimettersi, si va verso la soppressione dei turni"

Una guardia medica entra in una struttura per una visita

Una guardia medica entra in una struttura per una visita

Pesaro, 28 giugno 2022 - ​Sono una decina, ma potrebbero presto ritrovarsi in 6 o 7. Per un territorio di 140mila abitanti. Sono le guardie mediche del distretto di Pesaro, i ’panda’ della sanità, anche loro in via d’estinzione come i medici di Pronto soccorso. Sono quelli che – con molta fortuna e pazienza – riesci a rintracciare ormai solo il venerdì notte, e il sabato e la domenica. Ma questo solo a Pesaro, perché se a patire è un cittadino di Vallefoglia o Gabicce/Gradara, la guardia medica non la trova proprio.

Niente guardie mediche È caos anche a giugno

Lo scorso marzo l’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini, insieme alla direttrice dell’Asur Marche Nadia Storti, annunciava assieme ai sindacati un nuovo accordo per portare le tariffe dei medici dai 27 euro lordi l’ora fino a un massimo di 40. "Peccato che, dopo tre mesi, di quei soldi non c’è traccia. E molti medici, che hanno lavorato il doppio in questi tre mesi per sopperire alle carenze, ora giustamente annunciano di volersene andare". A lanciare l’allarme è Gregorio Bucci, guardia medica fino a pochi mesi fa ed ora medico di medicina generale, ma soprattutto consigliere provinciale del sindacato Fimmg, Federazione Medici di Famiglia.

Guardie mediche chiuse: "Speranza ci dia risposte"

"I colleghi – continua il dottor Bucci – lo scorso aprile hanno firmato l’accordo che prevedeva maggiorazioni fino a un massimo di 40 euro lordi l’ora a seconda dei servizi erogati e soprattutto per quelle realtà, come Pesaro, che devono sobbarcarsi le conseguenze della chiusura di Vallefoglia e Gabicce. Ebbene, siamo praticamente a luglio, e di quei soldi non c’è traccia. Tra l’altro, chi ha chiesto spiegazioni, si è sentito rispondere genericamente che il problema era dovuto a semplici difficoltà amministrative. L’Asur non avrebbe comunicato un codice necessario all’iter per l’erogazione degli emolumenti. Un banale ma paradossale disguido burocratico, che ha portato all’esasperazione i colleghi di continuità assistenziale, che hanno minacciato un nuovo giro di dimissioni".

Calcolando che servirebbero una trentina di professionisti, perdere altri camici bianchi potrebbe significare l’ennesima soppressione di turni, con disagi per i cittadini e conseguente tsunami nei Pronto soccorso, a cui necessariamente occorrerà rivolgersi in assenza di risposte sanitarie diverse. "E’ inutile che il presidente Acquaroli e l’assessore Saltamartini – l’affondo di Bucci – si autocelebrino per l’aumento delle borse di studio per le specializzazioni, se poi è questo il trattamento che i professionisti ricevono dopo aver concluso il percorso di studi. Non solo non sono state trovate soluzioni a livello amministrativo, ma non si è stati in grado nemmeno di mantenere quanto promesso. Questo è inaccettabile, anche perché molti di noi si sono spesi personalmente per convincere i colleghi a restare o altri ad accettare l’incarico: l’abbiamo fatto proprio sulla base di quell’accordo tanto pubblicizzato. Sono stati anche questi sforzi che hanno permesso, ad esempio, di aggiungere il turno notturno del venerdì, che per molti mesi è stato scoperto".

"Va poi considerato – incalza il medico – che proprio per la penuria dei camici bianchi, chi lascia l’incarico di guardia medica non fa difficoltà a trovare altri impieghi. In Italia e pure all’estero, dove le cifre sui contratti sono esattamente il doppio. E cosa succederà a settembre, quando altri medici verosimilmente dovranno iniziare i corsi specialistici e si dimetteranno? Meno medici hai, più il servizio diventa una foglia di fico che non serve a nessuno".