Domani ricorre l’anniversario della nascita di Carlo Bo (Sestri Levante, 25 gennaio 1911 - Genova, 21 luglio 2001), figura centrale della cultura italiana e a lungo Magnifico Rettore dell’Università di Urbino. Molti lo ricordano, tanti ne sentono la mancanza. Definito "critico cattolico", "mistico" e "sacerdote dell’ermetismo", Carlo Bo vedeva nella letteratura una guida per la vita, un concetto che egli stesso descrisse come "la letteratura come vita".
La nomina a senatore a vita da parte del presidente Sandro Pertini nel 1984 fu il giusto e meritato riconoscimento alla carriera di un intellettuale che ha lasciato un segno indelebile nel panorama accademico e culturale italiano. Carlo Bo trasformò radicalmente l’Università di Urbino, interpretandola come uno spazio di idee, confronto e cultura internazionale. Fin dai primi anni del suo rettorato, a partire dal 1947, ebbe la capacità di promuovere un modello di Università inclusiva, basata sull’accoglienza e la valorizzazione del territorio. Sotto la sua guida, l’ateneo divenne un punto di riferimento per studenti, docenti e intellettuali, contribuendo a rilanciare l’umanesimo come valore centrale nell’educazione.
Una visione la sua che si concretizzò in un progetto di sviluppo mirato a rafforzare il senso di appartenenza e identità della comunità accademica e cittadina. Con grande abilità politica, Bo affrontò le sfide del secondo dopoguerra, trasformando l’Università di Urbino in un luogo di crescita culturale e sociale. In questa ottica negli anni Cinquanta e Settanta, Bo guidò un’espansione significativa dell’Università, che portò all’aumento del numero degli studenti e dei servizi offerti. Tuttavia, negli anni Ottanta, l’ateneo dovette affrontare gravi difficoltà economiche, culminate nella sofferta decisione di statalizzare l’istituzione per garantirne la sopravvivenza. Fu una scelta controversa, che segnò profondamente Bo e l’intera comunità universitaria. Il lungo rettorato di Bo viene ricordato per la capacità di valorizzare il ruolo dell’Università come luogo di eccellenza e innovazione. Il promuovere una cultura del dialogo e del confronto ha reso Urbino un simbolo di apertura e modernità.
Dopo la sua scomparsa nel 2001, l’eredità di Carlo Bo continua a rimanere viva nell’Università di Urbino. L’ateneo, richiamandosi alla sua visione e al suo impegno, ha saputo mantenere una posizione di rilievo nel panorama accademico italiano, dimostrando una straordinaria capacità di adattamento ai mutamenti del tempo. L’Università, nell’affrontare nuove sfide e nell’ispirarsi ai principi umanistici di Bo, continua a promuovere un modello educativo che integra sapere, innovazione e sostenibilità. Le parole e l’esempio di Bo rimangono una guida essenziale per continuare a credere nella forza della cultura e dell’Università quale istituzione formativa fondamentale per trasformare il mondo.
Con la sua visione, Carlo Bo ha non solo plasmato l’Università di Urbino, ma ha anche offerto un modello di leadership culturale che rimane fonte di ispirazione per generazioni di studenti, docenti e intellettuali.
ricercatore Università di Urbino Carlo Bo Dipartimento Discui