I rituali dei Teofilantropi pilastri dell’età contemporanea

Domani a Pesaro si presenta a Palazzo Montani il nuovo volume curato da Antonio Cecere

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di Riccardo Paolo

Uguccioni

Riprende dopo la pausa estiva la serie “Pesaro Storie“ della Società pesarese di studi storici. Domani alle ore 18 nel cortile di palazzo Montani (e nell’auditorium in caso di pioggia) Dino Mengozzi e Marco Rocchi – entrambi docenti all’Università degli studi di Urbino – commentano il libro “I rituali dei Teofilantropi“ (editore Bonanno 2021), curato da Antonio Cecere.

Quello dei Teofilantropi fu – assieme al culto dell’Essere supremo – uno dei maggiori culti civici fioriti nel solco della Rivoluzione francese. Attorno al “Rituale“ (qui tradotto per la prima volta in italiano) vengono quindi ricostruiti sia il contesto storico tumultuoso e cangiante della Rivoluzione (e dei suoi antefatti), sia i contenuti etici e le derivazioni filosofiche che in quel singolare “Rituale“ confuiscono.

Come è noto la Rivoluzione francese diede il via a una serie di liturgie e riti civili, che oggi distinguiamo a fatica. Fiorì in quegli anni una nebulosa di culti, forme nuove di religiosità talora tendenti ad apparentare il cristianesimo con l’ermetismo e l’esoterismo, talaltra a proporre un franco ateismo razionalista.

I vari culti rivoluzionari spesso si risolsero in una ventata scristianizzatrice, che però non riuscì a elaborare cerimonie davvero alternative. Tra le intenzioni dei Teofilantropi c’erano appunto da un lato l’ideazione di nuovi rituali alla ricerca di una sacralità diversa da quella cattolica, prevalente in Francia, dall’altro un tentativo di rifondazione morale del cittadino.

Alcune ritualità delle religioni civili sono rimaste (per esempio la costruzione di altari della Patria), altre sono evaporate, come l’erezione degli alberi della libertà (che per i conservatori erano un’imitazione blasfema dell’albero della Conoscenza del Bene e del Male, da cui nell’Eden sarebbero iniziati i guai umani). Ad ogni modo, il concordato del 1801 fra il Primo console e Pio VII di fatto pose fine a quel momento: Napoleone per opportunità politica finì per vietare i culti civili superstiti, la Chiesa volentieri mise in campo – con successo – miracoli, apparizioni e pellegrinaggi verso i luoghi delle stesse.