Il Metauro non ce la fa più, si ripiega sugli invasi Lo spettro del taglio dei consumi idrici

Ma anche le riserve di Furlo, Calmazzo e Tavernelle stanno scemando. Lo scenario: disponibilità di acqua metà di quella attuale

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La spia di allarme è accesa da fine giugno. Da quando il bilancio tra le entrate e le uscite è finito in rosso. Il fiume Metauro consegna al sistema meno acqua di quella necessaria al funzionamento equilibrato. Ieri la portata del fiume si attestava sul metro cubo al secondo: 800 litri al secondo provenienti dal Candigliano, 200 dal Metauro. Di questi 600 vanno all’acquedotto che rifornisce la costa, altrettanti al deflusso minimo vitale. Dunque si sta attingendo alle riserve degli invasi: Furlo, Calmazzo e Tavernelle sono abbastanza pieni, ma scendono lentamente e inevitabilmente di livello. Sebbene Enel abbia smesso di turbinare.

E in ogni caso non è che offrano grandi riserve: tutte e tre insieme non fanno un milione di metri cubi, dopo che si sono persi due terzi della capacità originaria per interrimento. Siamo dunque arrivati al momento delle scelte. E dei tagli.

Da qui in avanti si andrà alle decisioni inevitabili. Apertura dei pozzi di S. Anna e del Burano, che un anno fa furono attivati a metà luglio, riduzione (e in questo caso si spera leggera) del deflusso minimo vitale. Il primo pozzo può dare fino a 150 litri al secondo, il secondo fino a 300, ma bisognerà agire gradualmente. Anche perché non sono operazioni indolori. Aprire S. Anna, ad esempio, ha comportato un anno fa il prosciugamento di pozzi privati. Si potrebbe anche chiedere qualcosa di più ai pozzi di pianura. Ma quelli del Metauro risentono anche del pesante inquinamento da trielina, che ne ha messi fuori causa due, per 20 litri al secondo.

Quelli del Foglia accusano invece un livello della falda ai minimi storici, tanto che il cuneo salino si è ormai attestato all’altezza della linea ferroviaria e sta rendendo inutilizzabili quelli più vicini alla costa.

Quanto allo stato delle sorgenti, è immaginabile alla luce delle portate. Il Nerone infatti dà 70 litri al secondo (Pieia, Trella e Cornacchia), ma solo grazie all’integrazione dei pozzi profondi. Che vuol dire intaccare gli acquiferi. Stanno reggendo alcune sorgenti del Carpegna, sono già a secco quelle di San Martino dei Muri. Ai minimi poi quelle dell’Alto Cesano, un fiume che da giorni non arriva più al mare. Piccola buona notizia: l’alto Metauro ancora tiene botta, ma solo grazie alla bomba d’acqua di metà giugno sull’Alpe della Luna.

Si annuncia quindi un anno di tremenda siccità, vedi i dati pubblicati ieri dall’osservatorio Serpieri di Urbino, che segnalava in sostanza metà precipitazioni da gennaio a oggi rispetto alla media. Questo 2022 è paragonabile se non peggiore al nefasto 2003. Rispetto al 2021, altro anno di magra pesante, la crisi è arrivata venti giorni prima.

Analizzando la curva delle portate, e le previsioni meteo (non si vedono significative precipitazioni per parecchi giorni a venire) si può ipotizzare che a fine agosto la disponibilità di acqua dal sistema Metauro- Candigliano sarà la metà di quella attuale. Presto bisognerà anche andare ad incidere sui consumi idrici. Col caldo di questi giorni e nel pieno della stagione turistica questi sono infatti aumentati del venti per cento. Docce a go-go per tutti, alla faccia della crisi. Uno scialo che non ci possiamo assolutamente permettere, soprattutto in queste condizioni.

m.c.