Il mistero del cammeo Gioiello conteso per secoli

Dalle mani dei Medici a quelle di Rubens e dei re di Francia. Una storia intrigante

Il mistero del cammeo  Gioiello conteso per secoli

Il mistero del cammeo Gioiello conteso per secoli

Un rarissimo cammeo antico passato nientemeno che nelle collezioni dei Medici e di Rubens, che oggi è al Museum of Fine Arts di Boston, ma dalle origini ignote. Ignote, finora. Sabato alle 17 al parco archeologico di Sassoferrato infatti il professore urbinate Giorgio Nonni presenterà al pubblico le sue scoperte che hanno svelato le origini della famosa gemma, pubblicate in un volume dell’Istituto Internazionale di Studi Piceni.

Professore, di cosa parliamo?

"Un cammeo è un gioiello realizzato incidendo finemente una piccola pietra o conchiglia che, essendo costituita da due strati di colore distinti, permette di avere le figure in rilievo nitide sullo sfondo. Quello che ho studiato, rappresenta le nozze di Amore e Psiche".

E cos’ha di particolare?

"Innanzitutto è uno dei più bei cammei esistenti. Le sue dimensioni sono relativamente grandi rispetto alla media ed ha goduto nei secoli di una grande fortuna, venendo copiato innumerevoli volte in ogni materiale. Ma non si sapeva da dove provenisse".

Cos’ha rinvenuto dunque?

"Ho trovato un documento che dice che fu ritrovato durante uno scavo a Sassoferrato nel 1565 circa. Fu un ritrovamento occasionale, all’epoca non esisteva il concetto di scavo archeologico".

Come ha scoperto tutto?

"Mi occupo dal 1975 di Costanzo Felici, un botanico cinquecentesco di Piobbico. In un suo trattato sugli uccelli del 1572 si citava il cammeo in questione perché è presente un colombo".

Un ritrovamento fortuito.

"Sì, ma la fortuna è che Felici non solo lo ha citato, ma ha anche aggiunto il luogo di ritrovamento e che in quel momento era in mano alla famiglia de’ Medici. La conclusione è quindi che il cammeo è un originale romano, del I secolo a.C., ritrovato sottoterra a Sassoferrato".

C’era chi ne dubitava?

"Sì, in diversi, tra quelli che l’hanno studiato finora, hanno ipotizzato si trattasse di un prodotto cinquecentesco. Ma non mi sono fermato alle origini: ho indagato anche le tappe successive".

Ci dica.

"Finora si sapeva solo che nel 1622 lo possedeva il pittore fiammingo Pieter Paul Rubens. Ma com’è arrivato a lui? Da quando nel 1993 ho fatto la scoperta, ho setacciato archivi e letto migliaia di lettere; con la recente digitalizzazione ho finalmente completato il mio studio. Felici nel suo libro ci dice che fu acquistato dal duca di Firenze Cosimo de’ Medici. Da egli potrebbe essere passato al figlio Ferdinando e da lui alla nipote Maria, futura regina di Francia".

Come arriviamo a Rubens?

"Maria nell’anno 1600 si sposò con Enrico IV per procura a Firenze. Il dipinto della cerimonia lo realizzò proprio Rubens. Il cammeo potrebbe essere stato un appropriato dono di nozze a Maria da parte di Ferdinando, visto che raffigura un corteo nuziale".

Ma poi Maria va a Parigi.

"Sì, ma proprio lì, dopo alcuni anni, commissiona a Rubens un ciclo di ventiquattro tele. Siamo nel dicembre 1621. Due mesi dopo abbiamo la prima testimonianza che il cammeo è nelle mani del pittore. Viene spontaneo pensare che sia stato dato a Rubens in parziale acconto per il suo lavoro".

Come mai quel cammeo?

"Probabilmente su richiesta di Rubens stesso: era uno dei maggiori studiosi e cultori di cammei".

Che fine farà poi la gemma?

"Lo voleva Luigi XIV ma non gli fu venduto. Alla morte del pittore, la moglie vendette pian piano la collezione, per cui passò attraverso varie mani, finché un magnate americano lo donò al museo di Boston dove è tuttora".

Giovanni Volponi