Incidente di Colombarone, sconto di pena per Orazietti

La Corte d’Appello di Ancona riduce la reclusione per il 34enne pescatore. Da 3 anni e mezzo ad 1 anno e 8 mesi. Morirono in tre. Lui intanto è emigrato

Una scena del terribile incidente del giugno, 2019, che costò la vita a tre persone: una coppia di 60enni e Silvia Lucarelli, amica del cuore di Marco Orazietti

Una scena del terribile incidente del giugno, 2019, che costò la vita a tre persone: una coppia di 60enni e Silvia Lucarelli, amica del cuore di Marco Orazietti

Pesaro, 14 ottobre 2023 – Pena dimezzata in appello per Marco Orazietti, il 34enne pesarese accusato di concorso in omicidio colposo nell’incidente di Colombarone del 9 giugno 2019. Da 3 anni e 4 mesi di reclusione del primo grado, i giudici dorici sono scesi a un anno e 8 mesi di carcere.

La decisione della Corte è arrivata l’altro ieri.

Ma Orazietti non si è visto in aula. Sembra che non abiti più a Pesaro, ma che si sia trasferito in Spagna.

Orazietti, difeso dall’avvocato Andrea Giorgiani, è stato ritenuto responsabile di concorso in omicidio colposo per lo schianto nel quale morirono tre persone.

Secondo l’accusa, Orazietti tirò il freno a mano della Mazda guidata da Silvia Lucarelli, al tempo 33 anni, sua amica del cuore tra alti e bassi, che perse il controllo andando a schiantarsi contro una Fiat Seicento proveniente in senso opposto con a bordo una coppia che morì sul colpo. Si chiamavano Oriella Bonerba, 61 anni, e Roberto Carosio di 60 anni.

Perse la vita anche Silvia mamma di una bambina avuta da una precedente relazione, che guidava sotto l’effetto di alcool come riscontrato dalla indagine.

L’auto con i due giovani, diretta a Cattolica, era lanciata nella discesa delle Siligate toccando una velocità di 130 km/h.

Nello schianto, Orazietti rimase ferito ma non gravemente.

Tutti gli altri morirono sul colpo. In un primo momento, gli inquirenti si erano convinti che a guidare l’auto fosse Orazietti perché i soccorritori videro uscire il giovane dal lato guida mentre la ragazza era stata trovata senza vita sul sedile posteriore.

Ma poi il quadro investigativo cambiò quando lo stesso Orazietti rivelò a delle amiche, qualche tempo dopo l’incidente, di non esser stato lui alla guida ma ammise di aver provocato involontariamente l’incidente per aver tirato il freno a mano a causa della velocità della Mazda guidata da Silvia. Lo tirò perché temeva che l’auto andasse fuori strada per la velocità.

Non è un caso, che gli agenti della polizia municipale trovarono il freno a mano della Madza tirato di due tacche.

L’imputato disse poi di non ricordare nulla dal momento della partenza della vettura da Pesaro.

Ora la partita potrebbe avere un terzo tempo.

Una volta lette le motivazioni, la difesa di Orazietti potrebbe ricorrere in Cassazione. La famiglia di Silvia si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Paolo Masetti.