"La droga è stata il mio inferno". Ora aiuta i giovani: "Ascoltatemi"

Alessandro Giardini racconta gli anni della dipendenza: "Ne sono uscito, adesso racconto la mia vittoria"

"La droga è stata il mio inferno". Ora aiuta i giovani: "Ascoltatemi"

"La droga è stata il mio inferno". Ora aiuta i giovani: "Ascoltatemi"

"Ero ancora minorenne quando ho conosciuto il mondo delle droghe, avevo 16 anni e tutto iniziò con la marijuana, ma poi le dipendenze mi mangiarono vivo". Oggi ne parla da uomo libero Alessandro Giardini, il 44enne pesarese che dopo 20 anni di buio torna a riprendere la sua vita in mano, con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani sulle dipendenze da droghe, leggere e pesanti. Dalla comunità di San Patrignano al Sert di Pesaro: una lotta lunga e dolorosa che oggi racconta ancora con commozione, a sette anni di distanza da quei periodi infernali. "Tutto ha avuto un inizio ben preciso – racconta Giardini, ripercorrendo il primo approccio al mondo delle droghe –. Mio nonno, la figura che più di tutti mi è stata d’ispirazione, viene a mancare quando io ero ancora un 14enne. Da quel momento, per me, inizia una vita di incertezze ed insicurezze che trovano un solo modo per annullarsi: le droghe".

Tutto comincia con uno spinello tra amici, una pratica che poi si trasformerà nell’assunzione contemporanea di cocaina ed eroina: "Una la utilizzavo per eccitarmi, per riuscire a svegliarmi ogni giorno senza pensare alla morte. L’altra, invece, la utilizzavo per calmarmi da tutta l’agitazione che mi recava la cocaina: così sono diventato un poliassuntore che non poteva vivere senza entrambe". A 25 anni, poi, qualcosa cambia. In una di quelle sere dove l’astinenza ed il dolore erano diventati insopportabili, Giardini, accompagnato dalla madre, si reca al Pronto soccorso per cercare disperatamente una fine a quell’incubo: "Ricordo ancora il momento, aspettavo il mio turno con in testa mille pensieri, quando ad un tratto entra di fretta nel corridoio una barella. Sopra c’era sdraiato il mio amico Gabriele. Era appena morto di overdose. A quel punto – racconta il 44enne, che all’epoca aveva 25 anni – ho guardato mia madre e ho chiesto aiuto per la prima volta".

Da quell’episodio seguono tre mesi di inferno prima di entrare a San Patrignano. Si chiude in casa con sua madre per 91 giorni con l’intento di disintossicarsi prima di andare nella comunità riminese, poi, nel 2005 torna a splendere la luce. "Entro a San Patrignano e torno a vivere – racconta Giardini -, io in quel luogo ho i ricordi più belli della mia vita. I miei amici, le persone che amo. Ma questo non è bastato". Dopo cinque anni all’interno della struttura, Alessandro esce ma ci ricasca, questa volta in modo ancora più grave. "Però qualcosa in me cambia, la mia testa cambia. Io volevo cambiare, io volevo veramente uscire da quel tunnel e non ritornarci più, e allora chiedo ancora una volta aiuto". Il Sert, a quel punto, nel 2010, lo ospita con un percorso ambulatoriale e psicologico che lo vedrà definitivamente uscire dal mondo delle dipendenze nel 2017.

"Ora io sento un bisogno forte: quello di raccontare la mia storia a tutti ma soprattutto ai giovanissimi. Perché forse – dice Giardini –, se da giovane avessi sentito una storia tragica come la mia la mia, le cose sarebbero state diverse".

"Prevaction" è il nome dell’associazione che nel tempo Giardini ha costruito, con l’intento di prevenire storie come la sua. Ora, con l’aiuto dell’Avap (associazione di volontariato antidroga di Pesaro) punta a raccontare la sua storia. Per un contatto diretto con Alessandro e maggiori informazioni sulla sua storia è possibile contattare il numero: 353 4196110 o mandare una e-mail al riferimento all’indirizzo prevaction@libero.it

Giorgia Monticelli