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La Signora del Guado e l’anima del colore

Lunghe ricerche e sperimentazioni: a Urbino, già centro Europeo nella lavorazione della pianta, tornano le stoffe con le cromie del ’500

La Signora del Guado e l’anima del colore

Un fiore, un colore, un libro. E, perché no, anche un nuovo tipo di souvenir e di turismo. È già realtà a Urbino, nelle antiche cantine di un palazzo in via Santa Chiara, dove Alessandra Ubaldi lavora la pianta del guado per ottenerne una tinta come si faceva dal Medioevo fino al seicento. L’azzurro intenso e delicato colora foulard, stole, camicie, borse, catturando la curiosità di turisti a caccia di qualcosa di originale, insolito e di qualità. E tutto ciò è diventato da poco anche un libro.

"Vengo dalla Scuola del Libro – ci racconta Ubaldi – e volevo realizzare un oggetto artigianale che avesse un carattere classico e raccontasse in modo semplice tutto ciò che riguarda il guado, che è una materia molto complessa, semplice solo in apparenza. Recuperata la sua storia negli anni ’80 grazie alle ricerche di Delio Bischi, gli altri due studiosi sono stati Michel Pastoureau e Gino Luzzatto, che per primo nel 1907 ha scritto sull’economia del guado al tempo dei Della Rovere".

C’è da dire infatti che, anche se oggi se n’è persa la memoria, Urbino era il centro principale della produzione di guado in Italia, dal Due al Seicento. In Europa, i distretti erano solo quattro: oltre a Urbino, Erfurt in Germania, Tolosa in Francia e Coventry in Inghilterra. "Poi, nel XVII secolo, arriva l’indaco – continua Ubaldi – e cambia tutto. Il guado non è concorrenziale perché il processo di lavorazione è più lento e quindi costoso. Per cui si smette di coltivarlo, macinarlo e usarlo in tintoria. Io oggi cerco di riutilizzare questa pianta per creare degli oggetti sicuramente fuori dai prodotti di larga scala. E devo dire che piacciono. Lo faccio ormai da anni, e a chi viene nella mia bottega per acquistare, spesso spiego la storia del prodotto e del suo utilizzo. Per cui il libro è una sorta di guida che invita il turista a soffermarsi anche su aspetti diversi dalla Urbino classica".

Nel libro si parla della pianta, delle macine utilizzate per sminuzzare le foglie, di dove si trovano ancora nel nostro territorio, delle simbologie del blu e dell’azzurro nella storia del costume: per esempio re Salomone, nello studiolo di Federico, indossa un vestito azzurro che significa regalità, ma Cristo nella Comunione degli Apostoli di Giusto di Gand invece lo indossa per indicare divinità.

"Nel libro si parla quindi anche del guado nell’arte, non inteso come uso del colore per dipingere, che fu una cosa rarissima, perché non è una tinta pittorica, piuttosto nelle vesti di alcuni personaggi che palesemente indossano abiti di color guado. Si trova ad esempio nei quadri di Piero della Francesca, che guarda caso era figlio di un mercante di guado. C’è anche un pezzetto di stoffa tra le pagine e un pacchetto con foglia e semi, che volendo il lettore può piantare, con le istruzioni per farlo". Il volumetto è acquistabile nella stessa bottega di Alessandra Ubaldi o alla Montefeltro Libri, ed è realizzato in 100 copie numerate.

Giovanni Volponi