"Le pale eoliche sui nostri monti sono una violenza psicologica"

Il critico d’arte Vittorio Sgarbi si esprime contro le sei torri da 200 metri l’una a Sasso Simone e Simoncello. Il sindaco Romina Pierantoni: "Sarebbe questa la famosa economia circolare di cui avremmo bisogno?".

"Le pale eoliche sui nostri monti sono una violenza psicologica"

"Le pale eoliche sui nostri monti sono una violenza psicologica"

Cosimo de Medici creò la Città del Sasso, nata sulla sommità del Sasso Simone come città ideale e utopica; oggi quella sua visione rischierebbe di avere sullo sfondo, a poche centinaia di metri, sei torri eoliche da 200 metri ciascuna. Il critico d’arte Vittorio Sgarbi, che già aveva espresso il proprio parere negativo sull’installazione di altre pale nella nostra provincia, ribadisce il suo no: "Opporsi a questo genere di opere ormai non è solo una prerogativa mia o di associazioni come Italia Nostra, ma è una sensibilità diffusa. Ognuno sente che la violazione che viene fatta con progetti come questo tocca l’identità dei luoghi, delle storie, delle tradizioni e della cultura di chi lì ha vissuto o vive. Mi sembra che in questo momento difficile, dove le autorità hanno scelto la strada di privilegiare l’industria energetica, si stia sviluppando però la volontà dei sindaci e dei comuni di insorgere poiché ormai tutti si rendono conto che una mutazione del profilo dei nostri luoghi così radicale rappresenta una violenza anche psicologica. Io ribadisco la mia contrarietà e credo che l’acquisizione di coscienza diffusa sia un problema politico rilevante: immaginate, quando e se l’impresa sarà portata a compimento, quanto si perderà dell’anima di quel territorio".

In comune di Borgo Pace le pale eoliche sfiorerebbero l’oratorio della Colubraia che ospita gli affreschi di Bruno Radicioni: "È una progettazione che arriva da lontano – spiega il sindaco di Borgo Pace Romina Pierantoni – senza il minimo raccordo con le comunità e le amministrazioni, che non tiene per nulla in conto le particolarità dei territori e non li conosce. La linea sospesa dei cavi che va ad alimentare le pale corre per 900 metri nella vallata di Parchiule e per 400 in quella di Sompiano: noi quando guardiamo il cielo vogliamo vedere la Luna e l’Alpe, non cavi metallici che la ingabbiano. La bellezza dei nostri territori, attraversati da chilometri e chilometri di sentieristica CAI immersa nella natura, è un asset strategico da fare emergere non da affossare con progetti come questo. A tutto questo, che non è poco, si associa inoltre una progettazione lacunosa e imprecisa, celata da pagine e pagine di documentazione. Ad esempio si citano tralicci tra i 18 e i 24 metri senza dire dove verranno posti: viste le grandi carenze tecniche non siamo potuti entrare nel merito".

La chiusura della Pierantoni è incisiva come nel suo stile: "Si prova a riempire i crinali d’Appennino con pale da 200 metri – che mi viene il dubbio se mai funzioneranno –, ma mi chiedo: è questa la famosa economia circolare di cui si dice abbia bisogno il territorio? Io penso di no". "Non è soltanto l’impianto in sé a preoccupare, ma anche le opere accessorie – confermano Emanuele Maffei e Matteo Mauri, promotori del Comitato in difesa del paesaggio del Montefeltro –: strade da 5 metri, cavidotti, cavi aerei. Dobbiamo tutelare il nostro paesaggio che è un concetto più ampio di ambiente, comprende anche la nostra identità".

Andrea Angelini