L’emozione e gli occhi che diventano lucidi: "Sì, la mia famiglia mi dispiacerà lasciarla"

Fabio si commuove quando gli chiedono cosa gli mancherà di più. L’affetto del fratello Andrea: "Te ne vai con una coppa..."

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Ha una voglia fortissima di morire, ma quando qualcuno ha il coraggio di chiedergli cos’è che gli dispiacerà lasciare di più in questo mondo, gli occhi diventano lucidi e dice: "La mia famiglia, quella mi dispiacerà lasciarla". La famiglia di Fabio è il fratello Andrea, una sorella che da tempo vive in Irlanda, poi la madre Cecilia e il padre Rodolfo. Lui è il più piccolo.

Nella villetta della frazione di San Silvestro, Fermignano: quella che la famiglia Ridolfi anni fa ha scelto al posto di un altra casa vicina perchè l’altra era troppo scomoda per lui. Ieri c’era tanta gente nella camera di Fabio, per la sua battaglia. Il fratello Andrea gli sta al capezzale, e ricorda che l’ultima volta che Fabio, tifoso da sempre della Roma, ha guardato la tv è stato proprio qualche giorno fa per la finale della Conference League, e poi anche per la finale della Coppa dei campioni. Alla fine Andrea gli dice, alludendo all’addio che dovrà arrivare e all’esempio che Fabio sta dando: "Te ne vai con una coppa".

"Soffri molto?", gli chiede poi una giornalista. E Fabio risponde che ha "forti dolori articolari e muscolari". Non può esser spostato dal letto, mentre è cosciente: paradossale, lui che vuole morire il prima possibile, ha il terrore del vuoto, tanto che intorno al suo letto ci sono delle sbarre inutili, per contenere una persona che non si può muovere: tutta colpa di una vecchia labirintite, che lo tormenta da tempo, in aggiunta al resto.

Fabio con la sua battaglia è già diventato un simbolo, per permettere a chi decide di morire di farlo nei tempi che vuole, senza dovere aspettare di soffrire ancora, come accade a lui da 18 anni. "Certo che il suo è un atto politico – dice l’avvocatessa Gallo, dell’associazione Coscioni – il suo caso deve smuovere chi di dovere per evitare che altri si ritrovino nelle sue stesse condizioni". Poco prima, lo stesso Fabio lancia un appello "alle persone che vivono come me di farsi sentire, altrimenti le cose non cambieranno mai. É ora che in Italia si parli chiaramente di eutanasia".

Provi a chiedergli se lui crede in Dio, e lui risponde con un secco no. Provi a chiedere al fratello se hanno per caso mai parlato dell’Aldilà, e Andrea dice che fabio in questi ultimi tempi è sempre stato concentrato a parlare di come raggiungerlo, quell’Aldilà, ma non a chiedersi cosa ci sia: "Ha un tale voglia di morire – racconta Andrea – che se qualcuno gli dicesse ti butto dal terrazzo, lui direbbe vai, buttami".

Ha parole di affetto per lui il suo vecchio medico, Giorgio Cancellieri, di Fermignano: "Sono medico da 35 anni e ho visto tanti casi come questi, è giustificabile dal punto di vista umano, sociale e sanitario che chi è ridotto in tali condizioni possa decidere del proprio futuro e della propria vita. In un Paese come il nostro ci sono tante resistenze culturali complessive, ognuno la pensa in maniera diversa. Ma è ora di fare una legge che dia a queste persone la possibilità di scegliere".

Alessandro Mazzanti