
L’ex rugbysta Diego Dominguez col sigillo d’Ateneo
Dalle Marche a Buenos Aires, andata e ritorno. Il Sigillo d’Ateneo assegnato ieri dall’Università di Urbino a Diego Dominguez, 58 anni, è la chiusura di un viaggio intergenerazionale, partito nel secolo scorso da Matelica con una valigia carica di speranze, quella della madre del leggendario rugbista, emigrata in Argentina con la propria famiglia, e terminato ieri nella città ducale con il prestigioso riconoscimento. "L’adrenalina di questo momento è come quella che precede una partita, bella e positiva – ha detto –. Le Marche sono casa mia. L’ho sempre sentito e saputo, sin da bambino, quando mia madre raccontava la propria storia: da Matelica a Buenos Aires, una delle tante partite disputate in cerca di una vita migliore. Si parla di senso di appartenenza, valore poi ritrovato nella mia carriera".
Proprio in Argentina, Dominguez nacque e poi si diede al rugby. Dopodiché arrivò la seconda parte del viaggio, il ritorno in Italia, dove fece grande la squadra di Milano e la Nazionale, di cui scelse di indossare la maglia dal 1991, fino a diventare il miglior mediano d’apertura della storia. "Pensiero veloce, azione veloce, controllo, coraggio, generosità e fair play hanno rappresentato il suo modo di giocare a rugby – si legge nelle motivazioni esposte dal rettore, Giorgio Calcagnini –. Una grandezza che continua a esprimersi nella seconda vita del campione, ora commentatore, oltre che allenatore e formatore nell’ambito di progetti dedicati alle periferie del Paese".
Tali progetti sono quelli che Dominguez porta avanti in alcune carceri minorili, facendo leva sullo sport per reinserire nella società alcuni giovani detenuti. "Nelson Mandela diceva che lo sport ha il potere di cambiare il mondo: io penso che sicuramente abbia la forza di migliorarlo".
Nicola Petricca