Lezione di risata con Fabio De Luigi

Il popolare attore ha incontrato gli universitari nell’aula magna di economia. "I comici sono tra le persone più serie".

Lezione di risata con Fabio De Luigi

Lezione di risata con Fabio De Luigi

"Fabio è a casa esattamente come lo vedete in tv". È stato questo l’esordio del professor Igor Pellicciari, docente della Carlo Bo e amico e vicino di casa di Fabio De Luigi, che ha moderato l’incontro tenutosi ieri nell’aula magna di economia, gremita di studenti accorsi per strappare chi una domanda, chi un selfie, ma sicuramente tutti molte risate dal comico, attore e regista di Santarcangelo di Romagna. Ed è stato subito chiaro che effettivamente De Luigi è come in tv. Lui, pur inizialmente quasi intimorito dalla platea studentesca, si è subito sciolto e le circa due ore sono trascorse tra battute, aneddoti sulla sua carriera e considerazioni sul mestiere del comico e sullo stato della comicità italiana. Tante le curiosità che ha svelato ai presenti: "La comicità è come essere intonati, sono quelle cose che ti capita di avere, io sono fortunato perché ci ho costruito sopra una carriera e una vita".

Come ha esordito? "Nel 1990 ho partecipato per caso a un concorso per comici a Bologna, mandando un curriculum falso, perché l’esperienza era zero. Al concorso venni apprezzato, ma c’erano altri come Antonio Albanese, Paolo Cevoli".

Vinse? "No, i primi tre venivano invitati al Maurizio Costanzo show, che era il bengodi, e io ovviamente arrivai quarto. Però da lì iniziarono alcuni spettacoli". Ma lei era diplomato in pittura all’accademia. Come fu fare outing in casa? "Andai da mio padre a dirgli che mi avevano fatto uno dei primi contratti. Gli dissi: “Faccio qualche spettacolo, ma niente di serio, solo temporaneamente“. Leggeva il giornale sulla poltrona: lo abbassò, fece una smorfia, un mugugno e lo rialzò". E poi il successo? "Dopo una decina d’anni, negli show della Gialappa’s, ho capito che era diventata una cosa seria".

Come mai sempre senza una spalla? "Non si adatta al mio linguaggio comico, un duo trova delle dinamiche che lo portano a diventare un tutt’uno. Io l’ho trovato solo nei partner cinematografici o televisivi, temporaneamente. Eppure una volta Aurelio De Laurentiis era convinto che fossi un duo: Fabio e Luigi…". Il mestiere del comico è una cosa seria? "Sì. I comici sono tra le persone più serie che io conosca. Non è affatto semplice dare la gioia di una risata e quando sali su un palcoscenico se va bene ok, ma se non ridono, ti senti un cretino e ti dai dell’incapace". I comici oggi sono facilitati? "Sui social è facile arrivare al boom in pochissimo, ma spesso mancano le basi di conoscenze e studio per spaziare e reggere nel lungo periodo". Giovanni Volponi