Pesaro, 27 luglio 2020 - Il dramma del coronavirus raccontato dai medici, soprattutto donne, di Marche, Emilia Romagna e di altre regioni. Il titolo, «Emozioni virali», gioca con il riferimento non solo biomedico ma anche informatico. Il sottotitolo invece è più esplicito: “Le voci dei medici dalla pandemia”. Lo pubblica in questi giorni «Il Pensiero Scientifico» ed è a cura di Luisa Sodano, medico igienista ed epidemiologa.
Il volume raccoglie trentasette racconti, in maggioranza di donne medico, ambientati soprattutto nelle zone e nei “fronti” più colpiti come la Lombardia e la medicina di base. Un libro da cui emerge come la fase 1 della pandemia sia stata vissuta da tutti i medici italiani con angoscia e rischi crescenti, ma pure con spirito di condivisione.
Tutto nasce da un gruppo Facebook per soli medici, al quale durante il lockdown si sono iscritti oltre centomila sanitari, in cerca di aiuto professionale, psicologico e pratico. Fra tanti post tecnici, non mancavano gli sfoghi di chi vedeva ammalarsi o morire pazienti, familiari e colleghi, tanto che la curatrice ha lanciato l’idea di realizzare un libro emozionale basato sui racconti del vissuto dei medici. Due mesi di serrato lavoro ed eccolo in libreria, arricchito da una postfazione del medico-scrittore per eccellenza, Andrea Vitali.
Fra gli autori delle trentasette storie ci sono medici e pediatri di base, ospedalieri, ricercatori, liberi professionisti, medici militari, neolaureati e specializzandi, che nel loro insieme fanno capire da un lato le tragedie, dall’altro i miracoli di autorganizzazione e di resilienza, avvenuti in Italia. E avendo devoluto i diritti d’autore alle famiglie dei medici deceduti nella pandemia, potranno aiutare a risolvere qualche problema e a onorare le vittime. Ben sette gli autori emiliano-romagnoli, uno di Ancona. C’è chi, Matteo Guglielmi, nella tragedia trova anche uno spunto positivo: «Mai come ora ho sentito mio questo territorio, accomunato da una situazione mai vista prima ma reso bello dalla solidarietà e da una nuova forma di umanità». Il neurologo Mauro Silvestrini, anconetano, guarda ai problemi collaterali creati dalla pandemia: «Si può ben immaginare quanto sia stato difficile curare o semplicemente aiutare a distanza un paziente con malattia di Parkinson o con sclerosi multipla. Ma potrei fare decine di esempi di malattie importanti e coinvolgenti, non solo per i pazienti ma anche per i loro familiari. Pensiamo a una famiglia con una persona con demenza in casa». Anna Malfatto, ferrarese specializzanda in Anestesia, riflette sul senso del suo lavoro: «Che bella la professione di medico, così vicina all’essenzialità e alla tragicità della vita, così lontana dallo svelarne molti misteri. Una professione in cui anche un giovane medico può costituire un tassello utile, se non indispensabile, per i pazienti, per i parenti, per i colleghi, per costruire una squadra. Una consapevolezza che custodisci nel petto come unico prezioso focolare che brucia e tiene a distanza le paure».
L’ultima opinione è di Benedetta Piccoli, specializzanda in Malattie Infettive: «Abbiamo ascoltato le voci di tutti. Non abbiamo ancora sentito le voci di quelli che nell’epidemia c’erano davvero. Di coloro che si sono trovati a gestire qualcosa che non conoscevano, e hanno provato a farlo nel modo migliore che potessero. Che nei loro limiti umani ci sono riusciti. Credo che questo libro significhi questo: ascoltare la voce di chi era lì, ha preso decisioni, si è infettato per sostenere un paziente, ha visto e sentito il virus sotto pelle, ha avuto paura, ma in qualche modo è sopravvissuto a tutto questo. E lo vuole raccontare. Le «Emozioni virali» sono le emozioni di quegli “affetti collaterali” che il virus ha contribuito a creare”.