Lula Pena, ecco la regina portoghese del fado "Suonare da sola mi avvicina di più al pubblico"

In concerto domani alle 19 al conventino di Monteciccardo. Stasera tocca a Simcha Ben Trio a Fiorenzuola di Focara

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MONTECICCARDO

di Beatrice Terenzi

Dopo il debutto di Alte Marche stasera a Fiorenzuola, ore 19, con le sonorità balcaniche del Simcha Ben Trio, domani sarà la volta di Lula Pena, alle 19, al Conventino di Monteciccardo. Un’artista magnetica, in grado di sedurre con la sua voce scura e versatile. Al centro del concerto la sua chitarra, frutto dell’alchimia di mondi diversi: dal fado portoghese al tocco percussivo del flamenco, fino al finger picking statunitense e le suggestioni metalliche del bouzuki.

Il viaggio è per Lei ispirazione?

"Da piccola viaggiavo con la fantasia, ascoltando la radio, cercando emittenti dall’altro capo del mondo. La mia grande esperienza musicale è stata l’ascolto che poi ho trasformato nel nomadismo del mio lavoro. Abitare un luogo significa anche abitare la sua lingua e mi prendo del tempo per riuscire a diventare parte di quel luogo".

Che ruolo hanno la chitarra e la voce nelle sue composizioni?

"Quando suono la chitarra e canto, si innescano vibrazioni che sono qualcosa di più e di altro rispetto al suono dei singoli componenti. Quasi una dimensione olistica, che non nega una matrice ludica, ma rimane attenta alle novità".

Quali sonorità esplora?

"Essendo un’autodidatta, la mia è una sorta di esplorazione al buio. Pensavo di aver esplorato tutti i suoni e mentre stavo pensando di cambiare strumento per ritrovare lo stupore, ho scoperto le accordature aperte e mi si è aperto un mondo. Così ho intrapreso traiettorie diverse e la mia voce ha reagito di conseguenza, in modo inedito".

Suonare da sola è più magico? "Suonare da sola mi mette maggiormente in contatto con le persone, per apprezzare anche i silenzi".

In 20 anni di carriera ha prodotto solo 3 dischi. Una scelta?

"Credo dipenda dal mio amore per il viaggio che mi porta a non rispettare i tempi di produzione. Ma anche dal fatto che ho bisogno di tempo per entrare con profondità nei luoghi".

Lei canta in diverse lingue, portoghese, inglese, francese, spagnolo, italiano e sardo. E’ una forma di rispetto verso le culture che ha incontrato?

"Sì, mi piace molto rispettare i testi originali. La scrittura è già un tipo di musica, l’articolazione delle parole spinge a sottolineare i passaggi acustici. Tradurre le canzoni credo sia pericoloso, sia come tradire quella musicalità in cui la canzone è stata creata".