ELISABETTA FERRI
Cronaca

Manuela cambia vita e prende in gestione un rifugio alpino: “Basta stare chiusa tra 4 mura”

Fisioterapista di Pesaro, ha vinto il bando per gestire il Peller, sulle Dolomiti, assieme a compagno, figli e parenti: “Il mare l’abbiamo nel sangue, ma la montagna è nel cuore”

Manuela al porto di Pesaro, a destra davanti al rifugio Peller, sulle Dolomiti, dove è ritratta con quasi tutta la sua famiglia

Manuela al porto di Pesaro, a destra davanti al rifugio Peller, sulle Dolomiti, dove è ritratta con quasi tutta la sua famiglia

Lei è una fisioterapista pesarese, lui un falegname bretone. Cos’hanno in comune Manuela Ferri e Rivael Guiheux, oltre ad essere nati sul mare? L’amore per la montagna. Si sono conosciuti praticando il trial, la corsa in mezzo alla natura. A giugno inizieranno insieme una grande avventura: la gestione di un rifugio a quasi 2000 metri di altezza - il Peller, nella Val di Non, la parte più settentrionale del Gruppo del Brenta -, vincendo un bando con cui hanno sbaragliato la concorrenza di altri 13 candidati, compresi i trentini e addirittura una cordata locale.

"Il mare ce l’abbiamo nel sangue, ma la montagna ce l’abbiamo nel cuore. L’idea ci ha sempre attirato, abbiamo cominciato a parlarne quando è uscito il bando del rifugio Nuvolau. Da quel momento ci siamo impegnati a realizzare un vero progetto: ci avevamo già provato quando si è presentata l’occasione di un rifugio non lontano da dove abitiamo, Torrebelvicino (in provincia di Vicenza), finché il rifugio Peller lo hanno dato a noi per cinque anni".

Un rifugio che ha una lunga storia: ricostruito varie volte, è molto frequentato dagli abitanti della Val di Non e Val di Sole, ma arrivano anche tanti turisti stranieri attirati dai percorsi per le mountain-bike. Mentre gli escursionisti possono scegliere fra varie proposte: dal giro ad anello attorno al Monte Peller a percorsi più lunghi che arrivano fino al Brenta centrale: Grostè, rifugio Stoppani, Madonna di Campiglio, lago di Tovel".

"Perché hanno scelto noi? Li ha colpiti il nostro entusiasmo e il proposito di coinvolgere nella gestione tutta la famiglia: oltre a me e al mio compagno, ci affiancheranno tre dei nostri quatto figli, mio fratello e mia cognata. Dietro l’idea romantica c’è un supporto concreto". In un rifugio bisogna occuparsi di tutto, dalla gestione energetica, che è autonoma con pannelli solari per elettricità e acqua calda, a quella idrica: ci sono delle vasche di raccolta per l’acqua piovana perché il Monte Peller non ha sorgenti. I posti letto per gli ospiti sono 33, oltre alla zona riservata al personale. Nella sala interna 50 posti a sedere per mangiare, oltre alle panche esterne con un’altra quarantina di posti. Un rifugio prevalentemente estivo, con possibilità di apertura in inverno, frequentato da chi fa ciaspolate e sci alpinismo. Inoltre, c’è un bivacco sempre aperto anche nella stagione invernale, con 7 posti letto, stufa e cucinetta.

"Siamo stati dei grandi frequentatori di rifugi e abbiamo molti amici che fanno questo lavoro e ci hanno dato consigli preziosi, oltre ad avere il forte supporto della Società Alpinisti Tridentini di Cles. Sono loro ad averci scelto. La vera molla? A 50 anni non riuscivo più ad immaginarmi ancora chiusa tra quattro mura, preferisco l’aria di montagna e sto realizzando un sogno. I nostri figli sono felici di condividere con noi quest’avventura, una nuova sfida da vivere insieme: abbiamo già delle prenotazioni, i tedeschi sono stati i primi a farsi vivi. Rispetteremo la tradizione, offrendo piatti preparati con materie prime legate a queste zone. Ma proporremo anche delle novità, con eventi legati al benessere come giornate a tema sull’erboristeria e lo yoga. Inoltre organizzeremo dei trail attorno al Monte Peller". D’altronde è così che si sono incontrate queste due anime speciali.