Mattia Epifani, morto a 18 anni. La mamma: "Potevano salvarlo, voglio la verità"

Malore a casa di un’amica a Gradara, poi il decesso in ospedale. La madre va in tribunale: "Sono 9 mesi che aspetto l’autopsia"

Valentina e il figlio Mattia

Valentina e il figlio Mattia

Pesaro, 5 maggio 2021 - "Voglio la verità, voglio sapere perchè mio figlio è morto. Sono passati 9 mesi e ancora non c’è l’esito dell’autopsia, nessuno mi dice nulla. Sono stanca, mi sento presa in giro. Mio figlio poteva salvarsi. E invece si è perso tempo prezioso. I soccorsi sono stati chiamati dopo due ore, quando era ormai troppo tardi. Lui è morto, non me lo restituisce nessuno e io ora voglio giustizia. Mi sembra di vivere l’inferno della famiglia Vannini".

Piange, si dispera, si arrabbia anche, mentre chiede di poter parlare con il magistrato che segue il suo caso. Valentina Minnicelli, è arrivata ieri mattina in Tribunale a Pesaro da Monte Colombo, in provincia di Rimini, dove abita, con tutto il suo carico di dolore e interrogativi. Lei è la mamma di Mattia Epifani, il 18enne, che il 28 agosto scorso è stato ritrovato in fin di vita a casa di un’amica, forse qualcosa di più di un’amica, dove si era stabilito dopo aver lasciato la comunità di recupero di Acqualagna.

Il ragazzo muore in ospedale a Pesaro nel tardo pomeriggio. Quello che succede in quelle ore è al vaglio della procura di Pesaro e del pm Valeria Cigliola, titolare dell’inchiesta. A incontrare Valentina, rimasta ad attendere sulle scale all’ingresso del Tribunale, è stata un maresciallo dei carabinieri che le ha promesso di farle sapere qualcosa sull’autopsia tra venti giorni.

Intanto Valentina non è rimasta con le mani in mano. "Ho denunciato la famiglia della ragazza per omissione di soccorso. Ho denunciato anche il titolare della comunità in cui si trovava mio figlio. Lo hanno lasciato andare via a giugno, quando era ancora minorenne". Poi racconta quello che ha ricostruito sulle ultime ore di vita del figlio.

"E’ tutto nei verbali in cui sono state raccolte le dichiarazioni della famiglia dell’amica di Mattia. In casa, quel giorno, c’erano anche i genitori e il fratello della giovane. Il padre è addirittura un infermiere». Tutto sarebbe cominciato qualche ora prima. "Mattia e la sua amica - riprende Valentina - erano stati a una festa. Poi, prima di tornare a casa, si sono fermati a prendere della droga da un albanese. Verso le 5 della mattina, lei ha raccontato che hanno fumato dell’oppio. Poi sono andati a dormire. Alle 11, la ragazza si sveglia, dice che mio figlio russa e va a dormire in soggiorno. Alle 14 lo va a svegliare per il pranzo. E lo trovano rantolante, con la bava alla bocca. Io ricevo una telefonata dalla mamma di lei alle 16.39. Mi dicono che Mattia sta male e mi avvisano che stanno per chiamare il 118. Quando i sanitari arrrivano mio figlio va in arresto cardiaco. Gli fanno un massaggio e il cuore riparte. Lo portano all’ospedale a Pesaro. Nel frattempo arrivo anche io. Mi dicono che è grave. Che non ha avuto ossigeno per 12 ore. Che ha sofferto molto. Mattia ha un nuovo arresto. Ma questa volta i medici non ce la fanno a salvarlo. Alle 18 mi dicono che è morto".

L’interrogativo fisso per Valentina è uno: "perchè quelle due ore di buco, dalle 14 alle 16? Perchè non hanno chiamato subito l’ambulanza? Mi sembra la stessa storia di Marco Vannini. Hanno avuto paura. L’amica di mio figlio l’ha detto anche ai carabinieri che ha avuto paura. Tra l’altro l’hanno lasciato solo, non sono neppure venuti in ospedale". Ma le ombre sono anche altre: "Mi risulta dalle dichiarazioni rese - riprende - che ai sanitari del 118, l’amica di mio figlio non ha riferito che avevano fumato oppio. Lo ha detto però poco dopo ai carabinieri. Se lo avesse riferito subito ai sanitari, magari lo avrebbero sottoposto alla terapia adeguata".

Ma i punti su cui fare luce sono tanti altri. Cosa ha ucciso Mattia? E’ stata un’overdose di oppio o di qualcos’altro? Cosa è successo in quelle due ore, tra le 14 e le 16.45 circa? Perchè non sono stati chiamati subito i soccorsi? "Aspetto che la procura mi dia risposte il prima possibile - riprende Valentina - Volevo cremare mio figlio e non posso farlo perchè il suo corpo è ancora sotto sequestro. Posso solo accarezzare la sua tomba". "E’ una vicenda complessa - spiega il legale della donna, l’avvocato Nicodemo Gentile - abbiamo sollecitato più volte, ci spiace questo ritardo nell’autopsia. Speriamo arrivi al più presto".