Jungle, il nuovo sport ispirato a Tarzan. Parte da Pesaro la rivoluzione della giungla

Baia Flaminia, si costruisce la 'palestra' in verticale alta 8 metri e larga 12, in legno con corde e liane, ideata dal pesarese Mattia Ferri. Il 23 giugno l'inaugurazione

Il rendering di Jungle, la struttura per il fitness ideata dal pesarese Mattia Ferri

Il rendering di Jungle, la struttura per il fitness ideata dal pesarese Mattia Ferri

Pesaro, 22 maggio 2018 - Qualcuno avrà già visto spuntare le gru in Baia Flaminia, proprio sulla curva, e si starà chiedendo perché. Negli ex spazi dei campi da tennis si sta costruendo Jungle, un impianto alto 8 metri e largo 12, una sorta di palestra in verticale, che si propone di rivoluzionare il mondo del fitness. Ne è certo Mattia Ferri, personal trainer pesarese, noto come storica guardia del corpo di Adriano Celentano, fondatore della start up ‘Jungle Up’, che ha dato vita al progetto. Tra le ideatrici un'altra pesarese, Michela Citarelli. Il progetto ha per soci diversi imprenditori e gode del patrocinio del Comune. Quando Ferri parla di Jungle, gli brillano gli occhi, perché «aiuterà le persone di ogni età a credere in se stesse, a superare le proprie barriere, fisiche e mentali, divertendosi». Il divertimento è il motore principale del progetto. Che parte da una filosofia legata alla giungla e al ritorno alle origini e guarda al mercato americano, dove sbarcherà il prossimo anno. Ma il prototipo viene realizzato a Pesaro, in «una delle zone più belle e più selvagge della città». L’inaugurazione è prevista per il 23 giugno con un evento in stile Cirque du Soleil, con atleti internazionali che volteggeranno fra cerchi, corde e liane. La presentazione ufficiale sarà a Milano a settembre.

Mattia Ferri, nel cantiere di Jungle in Baia Flaminia
Mattia Ferri, nel cantiere di Jungle in Baia Flaminia

Mattia Ferri come è nata l’idea di Jungle?

«Da una semplice constatazione nel mio lavoro di personal trainer: mi sono reso conto che quando facevo appendere le persone alla sbarra per decomprimere la colonna vertebrale, iniziavano a ridere. Così io e il mio staff abbiamo iniziato a pensare ad una nuova forma di attività fitness, da praticare come le scimmie, che non soffrono certo di mal di schiena e così mi sono imbattuto sull’uomo scimmia per eccellenza: Tarzan, e mi si è accesa la lampadina.

Tarzan il re della giungla?

«Tarzan è un supereroe attualissimo. Non ha super poteri, non è magico, conta solo sulla forza del proprio corpo, delle proprie braccia. Quindi è un esempio replicabile. E’ forte e coraggioso, è un uomo leale, corretto: un puro, uno che non ti tradirebbe mai. Cattivo solo quando serve, secondo le leggi di natura, insomma».

Una sorta quindi di ritorno alle origini, sembra prendere le distanze dal mondo della palestra classica...

«Esatto. La gente ormai si stressa anche per ricavare un’ora di palestra, divisa com’è tra lavoro, famiglia e incombenze varie. Siamo tutti degli automi, incasellati in regole e orari. Nella giungla non ci sono costrizioni, eppure gli animali hanno un’identità fortissima, ma senza imitarsi l’un l’altro. E’ fondamentale ridare valore alle cose semplici e pure».

Allora Jungle non è un progetto puramente atletico?

«Appunto. E’ anche una filosofia, a cui abbiamo lavorato assiduamente con l’aiuto di antropologi, filosofi e psicologi: uno dei nostri motti è “find your jungle”, trova la tua giugla, ossia insegui la tua natura, il tuo sogno personale».

Jungle si pratica all’aperto?

«Principalmente all’aperto. Poi in inverno la macchina verrà chiusa in un classico pallone ma con ampie parti in plexiglass trasparente, per continuare a godere della vista mare. Molte delle attività di moda oggi negli Usa, che dettano le tendenze sono outdoor, in team e a corpo libero. Vanno dal climbing (arrampicata) allo steet workout (allenamento al parco giochi), al crossfit. Jungle vuole riunire tutte queste discipline aggiungendo però l’aspetto del divertimento e del ritorno al primitivo. Sono 16 anni che nel fitness non si inventa niente di nuovo. Questa sarà una rivoluzione».

Veniamo alla macchina Jungle. Ci spiegacome funziona?

«È una mini riproduzione della giungla, con piante, liane, corde e soprattutto legno, rigorosamente di alberi non in via di estinzione, perché il progetto è eco friendly. Alta 8 metri larga 12 per 12, ci si può appendere, arrampicare mani e piedi in tutta sicurezza. Stiamo realizzando dei profumi che richianino la giungla: corteccia, acqua, terra... ».

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A chi si rivolge Jungle?

«A tutti: atleti e semplici appassionati di movimento, ma non solo. Per le aziende che vogliono fare team building (incentivare il lavoro di squadra, ndr) è utilissimo. Ma anche per combattere l’emarginazione sociale. Penso magari alle famiglie con qualche difficoltà relazionale, con separazioni in corso... Si punta a creare unione attraverso il gioco».

Non è pericoloso per dei bambini arrampicarsi fino a 8 metri?

«Sono imbragati, con abbigliamento e calzature apposite, e soprattutto seguiti da personale formato. La cosa che piace di più è proprio l’altezza, con l’adrenalina data dalla paura di cadere. Che può essere anche paura del fallimento in senso lato. Cioè “io nn inseguo il mio sogno perché tanto so che fallirò, cadrò, e quindi me ne sto fermo”. È questo schema mentale che vogliamo rompere»

Decisamente ambizioso per uno sport, non trova?

«Ma è possibile. Basta con la convinzione che se non c’è fatica non c’è risultato. Siamo riusciti ad affascinare anche il Comune che ha sposato la nostra causa, orgoglioso che il primo Jungle park nasca proprio a Pesaro, da una startup quasi tutta di pesaresi».

Quindi Jungle potrebbe essere all’interno di un parco, magari accanto ai giochi per i bambini?

«Ce la vedrei benissimo»

I costi?

«Come un normale ingresso in palestra, circa 7/10 euro l’ora...»

Che sorprese ha in serbo per l’inaugurazione il 23 giugno?

«Spettacoli in stile Cirque du Soleil. Vi lasceremo a bocca aperta».

Allora non resta che prepararsi alla rivoluzione della giungla.