Pesaro, murales da distruggere. "L’opera di mio padre dimenticata per 30 anni"

La rabbia di Rosso Ceccarelli, figlio di Aurelio, promotore del murales della scuola di Borgo Santa Maria che è destinato alla distruzione

Com’era l’opera e com’è diventata: a sinistra quando è stata dipinta, a destra oggi

Com’era l’opera e com’è diventata: a sinistra quando è stata dipinta, a destra oggi

Pesaro, 13 agosto 2022 - "La verità è che l’arte non può essere data in mano a dei contabili. Perché questo sono. Amministrare significa un’altra cosa invece in Italia l’arte è di nessuno". E’ amareggiato Rosso Ceccarelli, figlio di Aurelio, in arte Aurelio C., l’artista originario di Fabriano (ma che negli ultimi anni visse in diversi centri nel Pesarese, tra cui Montefabbri) che nel 1992 fu il promotore dell’opera murale realizzata nella parete esterna della scuola elementare di Borgo Santa Maria. L’opera in realtà non è di Aurelio C., anche se tutti la intestano a lui, che fu colui che più di ogni altro si spese per la sua realizzazione. La paternità dell’opera è infatti di Cecilia Herrero, tuttore in attività, che Aurelio aveva conosciuto al Cemoar di Managua cinque anni prima.

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"Un’opera come quella – osserva Ceccarelli – ha bisogno di manutenzione ogni 4/5 anni. Non si può lasciare lì, dimenticarsene per trent’anni e poi dire che purtroppo non è più recuperabile. Accadde anche ad Arcevia. dove mio padre aveva fatto nel 1981 un un’opera sulle mura cittadine. Pure lì per 40 anni hanno lasciato tutto abbandonato e quando nel 2019 l’hanno finalmente restaurata ne era rimasta la metà. Chiamarono un allievo di mio padre Aurelio che restaurò la parte visibile".

A Borgo Santa Maria pare che invece la situazione sia ormai irrecuperabile, per via di problemi strutturali che richiederebbero un intervento non compatibile con il mantenimento dell’opera, malgrado questa rappresenti per molti cittadini un elemento fortemente identitario del quartiere, che non si ritiene giusto perdere. "Guardi, io sono architetto, di cedimenti e infiltrazioni ne so qualcosa – dice Ceccarelli –: non posso pronunciarmi su un edificio che non conosco, ma di modi per salvaguardare un bene artistico ce ne sono. Se c’era un Giotto non credo che avrebbero buttato via tutto. Mi chiedo: la Soprintendenza è a conoscenza di questi fatti? Ha nulla da dire?"

Al momento il quartiere, di concerto con il Comune, starebbe cercando soluzioni alternative: l’opera è ormai talmente compromessa da non potr essere salvata, ma si ragiona in termini di un eventuale recupero parziale o di una sostituzione con un altro progetto artistico. "Ma che ragionamento è – tuona Ceccarelli –? Se ho un Tiziano a casa e mi si macchia che faccio, lo butto via? Ammettessero serenamente che è un problema di soldi e che è semlicemente questo il motivo per cui stanno depauperando una comunità". Ceccarelli, oltre alla sua professione di architetto, si occupa di conservare e curare l’eredità artistica del padre (presiede l’archivio Aurelio C. a Macerata), che fu attivo dagli anni 60 in poi, lavorando in Italia e nel mondo (a Fabriano è in corso una retrospettiva che ripercorre 60 anni della pittura di Aurelio nei locali della Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano, in via Gioberti).

«Le opere di mio padre sono tutte catalogate – dice –, ma questa è stata solo realizzata da mio padre, assieme ad altri artisti. Il disegno è di Cecilia Herrero, lui la contattò personalmente nel 1992, la fece venire in Italia perché lei, benché giovane, aveva una grande esperienza nel campo delle opere murali. Lavorarono per circa due mesi, insieme ad altri collaboratori, poi lei se ne andò, nel silenzio, senza che fosse neanche organizzata un’inaugurazione". Scrisse, al tempo, Aurelio: "Il murale è finito, il cantiere è smontato, Cecilia è partita: tutto è ormai dietro le spalle. Non ci sono state né inaugurazioni né congratulazioni: tutto è fermo come se non fosse stato fatto giorno per giorno e a palmo a palmo: nessuno si è (ufficialmente) presentato a dire buongiorno, arrivederci… prima le offro un caffé… La pittura è bandita dagli interessi della gente, la pittura è una attività sconosciuta. Ma il murale è lì e lì resterà assai più a lungo della proiezione di un film. Resterà lì, mastodontico, incombente e sovrumano. Ora il Comune, la provincia, la Circoscrizione devono mantenerlo integro". Così non è stato.