Pesaro, 20 maggio 2021 - E’ l’ultimo miracolato. Per ora, perché il Covid continua a ricoverare. Si chiama Stefano Kokich, ha 61 anni. E’ stato per vent’anni il fotografo di Baia Flaminia e Soria. Stefano è seduto al bar, a Cattabrighe, Respira, parla e si muove a fatica. Postumi del Covid. "Tutto è cominciato la mattina di Natale. Stavo facendo la doccia, ma non stavo in piedi, avevo le unghie viola". Sua moglie Paola Rossi, 58 anni, cassiera della Coop, chiama l’ambulanza. Lei ha già la febbre. Il figlio Alessandro, 26 anni, per scrupolo viene mandato a casa della fidanzata. Ci rimarrà due settimane. Provvidenziale. Stefano ha il Covid, come sua moglie. E’ l’inizio di un incubo: "In poche ore – racconta Paola – il virus è esploso e ha dilaniato la nostra famiglia. Ci siamo ritrovati distanti uno dall’altro". Stefano viene intubato, resta in rianimazione a Pesaro fino al 16 gennaio in stato di incoscienza, poi a Fano fino al 10 febbraio con un tubo in gola. Più volte rischia di non farcela. Infine viene portato alla clinica fisiatrica Luce sul mare di Sant’Arcangelo di Romagna, da dove esce il 17 aprile accolto dalla moglie e dal figlio. A un mese dal ritorno a casa respira ancora a fatica e ha quasi perso la voce. Ma vuole raccontare la sua storia.
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