No vax e ritiri, l’autotrasporto in panne Difficile trovare sul mercato le nuove leve

Adriabus sta penando per trovare quel 18% che non è disposto a farsi nemmeno il tampone, ma anche le aziende private sono in difficoltà

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Con il 18% di autisti no vax, assolutamente contrari a farsi il tampone per esibire il Green pass, Adriabus sta facendo i salti mortali per ridurre i disservizi nel trasporto pubblico locale: il nuovo piano delle corse "a rischio" per assenza di conducente dovrebbe essere consegnato oggi al Prefetto. Il dato così alto - il 18% degli autisti non è disposto nemmeno a farsi il tampone per ottenere il green pass - sorprende e lascia perplessi in parecchi.

Sia Cna Autotrasporti che Confartigianato trasporti testimoniano quote molto più basse di "irriducibili" nelle aziende di settore della provincia: "Sarà meno del 5%", testimonia Riccardo Battisti di Cna, mentre per Gilberto Gasparoni "sono pochissimi, da cercarli con il lanternino". In pratica, "è vero che come in tutti i settori anche nel nostro la quota di personale non vaccinato è dell’ordine del 15% - continua Gasparoni -, ma sono rari quelli che preferiscono essere sospesi dal lavoro, stare a casa senza retribuzione perché non vogliono pagarsi il tampone ogni 48 ore. Il problema semmai è l’opposto". Cioè? "Avere disponibilità di tamponi: chi fa tratte lunghe ha bisogno che la durata sia oltre le 48 ore perché, mentre attraversi l’Italia, è difficile trovare farmacie per rinnovare la certificazione - spiega Gasparoni -. Il problema è evitare la concorrenza sleale rispetto ai vettori stranieri: i controlli vanno fatti a tutti o a nessuno. Inoltre c’è un boom di prenotazioni tamponi: spero che le convenzioni promosse da Confartigianato con la federazione delle farmacie, i laboratori privati e i centri medici per calmierare i prezzi del tampone possano essere rispettate a lungo".

Il vero nodo comunque resta reperire sul mercato autisti che possano sostituire gli assenti. "Ma su questo non c’entra il Green pass. Erano pochi prima, sono pochissimi ora. Infatti è complicatissimo trovarne", confermano sia Gasparoni che Battisti. "E’ una professione che non ha nuove leve perché formarsi costa troppo - osserva Battisti -: un giovane può spendere dai 3mila ai 5mila euro per il kit patenti superiori. I costi delle manutenzioni e del carburante sono in continuo rialzo; a consegnare i mezzi nuovi ci vogliono sei mesi. Morale molti professionisti con quota 100 sono andati in pensione; altri hanno chiuso: ecco perché non si trovano né di vecchi e nemmeno di nuovi". Il problema c’è soprattutto nelle aziende sotto i 15 dipendenti, dove per non sovraccaricare i turni, il datore deve trovare un sostituto di 15 giorni in 15 giorni. "Ma fare contratti per così breve periodo è difficile. Solo le aziende più strutturate possono turnare per sopperire agli assenti".

Solidea Vitali Rosati