Operare un tumore? 5 mesi d’attesa. I medici: "Pure noi andiamo in tilt"

Le testimonianze di due storici camici bianchi. Riccardo Olmeda: "La gente paga due volte, al Ssn e ai privati" . Stefano Masetti: "Anche 8 mesi per la protesi all’anca o ginocchio degli anziani". Buio per tac e risonanze.

Operare un tumore? 5 mesi d’attesa. I medici: "Pure noi andiamo in tilt"

Operare un tumore? 5 mesi d’attesa. I medici: "Pure noi andiamo in tilt"

"Con questi tempi di attesa per noi diventa difficile lavorare: quando formuliamo un quesito per avere delucidazioni su una diagnosi, il dover attendere così a lungo per poter effettuare un esame specialistico blocca tutto il processo". Anche sul versante dei medici di famiglia c’è preoccupazione riguardo le liste di attesa nella sanità pubblica.

Riccardo Olmeda, medico di medicina generale a Pesaro dal 2000, è tra coloro che lanciano l’allarme. "Ci troviamo ad aspettare risultati di esami che non arrivano mai e poi per forza il cittadino deve rivolgersi al privato versando, di fatto, una doppia tassa: sia al servizio sanitario nazionale sia pagando le prestazioni private – commenta -. E non dimentichiamo che la maggior parte dei pazienti non si può permettere di pagare cifre così alte per la sanità privata con il risultato che si genera una forte disparità di trattamento tra chi ha e chi non ha le risorse per curarsi. Noi medici lavoriamo anche dodici ore al giorno e garantiamo sempre e comunque la nostra reperibilità: spesso ci sentiamo ripetere che lavoriamo poco e facciamo poche ore di ambulatorio ma non c’è niente di più falso. Ci scaricano colpe che non abbiamo quando i nostri ambulatori sono costantemente pieni di pazienti. Non c’è stato un investimento sul territorio: i medici di base sono soli con i propri ambulatori e hanno subito colpe che non sono le loro. L’ospedale è rimasto per i fatti acuti".

Anche il dottor Stefano Masetti, medico di famiglia dal 1990, analizza il problema cercando di individuare possibili soluzioni. "Questo sistema del Cup in realtà ha una rigidità di fondo che non tiene conto della clinica – commenta -. Non c’è un filtro clinico e l’operatore del Cup fa riferimento a quello che il programma gli propone. Dal canto nostro non possiamo intasare il sistema con le urgenze indicando come urgente ciò che in realtà non lo è. La strada dovrebbe essere quella di aumentare l’offerta. Siamo noi che chiediamo troppo? Nella percezione del bisogno di salute della popolazione è difficile limitare le prestazioni. Oggi la clinica chiede con una certa pressione di utilizzare tutti i mezzi a disposizione per avere il meglio della qualità possibile".

E i tempi di accesso alle prestazioni pubbliche sono tutt’altro che confortanti sia sotto il profilo delle indagini strumentali sia sotto quello chirurgico. "PerTac o risonanze magnetiche si parla di tempi di attesa che vanno dai 2 ai 4 mesi – commenta il dottor Masetti -, e mi riferisco a richieste motivate da un quesito importante. Anche per gastroscopie e colonscopie siamo nello stesso range. Per far fronte all’esigenza di maggiore rapidità assistiamo al proliferare di strutture private convenzionate dove l’attesa è di una o due settimane. Anche sul fronte chirurgia l’attesa nel pubblico è notevole: ho osservato anche quattro o cinque mesi di attesa per un intervento chirurgico per una neoplasia alla prostata, per l’intervento alla cataratta anche due anni e per la protesi di un ginocchio a una persona anziana o la protesi all’anca possono passare dai 6 agli 8 mesi".

Antonella Marchionni