"Per me furono un vero rito di iniziazione"

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di Umberto

Piersanti

È stata per me una vera iniziazione la Scuola Media. Ho avuto la fortuna di avere un professore come Alessandro Tenella. L’emozione della poesia l’ho avvertita in seconda media, o in prima, quando Tenella ci lesse, spiegò e commentò benissimo “Davanti san Guido“ di Carducci. Io ho un ricordo molto positivo di tutti i tipi di scuola che ho fatto: amo la scuola di un tempo con tutti i suoi limiti, e io non ero certo figlio di una persona ricca.

E capisco che la scuola non è anche solo per chi è il più bravo, però ci dava una cultura profonda. Un ragazzino delle medie che studiava la storia, da un punto di vista didattico sapeva cose di un valore preciso.

Mi ricordo l’entusiasmo per Omero, per l’Iliade che provammo in quel periodo.

La scuola media fu anche una esperienza importante perché non avevo più il maestro che fa tutto. Vedendo per la prima volta i professori sentivi le differenze, iniziavi a sentirti adulto. C’era anche l’esame d’ammissione che era importante, stabiliva un momento della vita perché avevamo due esami, quello di quinta elementare e quello di ammissione. In una mia poesia in “Campi di ostinato amore“ lo ricordo, si intitola “L’esame di ammissione“. E mi ricordo che andavo a pregare san Francesco da Copertino a san Francesco a Urbino. Tutti avevamo paure, timori e per questo posso dire che il passaggio dalla scuola elementare a quella media per noi bambini era un vero rito di iniziazione. E infatti iniziai a scrivere dopo le medie, perché queste erano un ambiente ricco.