C’è stato un tempo, neppure lontano, in cui anche le estati erano discretamente piovose. Nel 2005 addirittura la stagione regalò oltre 300 millimetri di pioggia (quella che nel 2022 non è ancora caduta in 6 mesi) e i lecci di viale della Repubblica erano coperti di muschio come neanche le foreste del nord. Oggi neppure la grazia di un temporalino rinfrescante. A giugno c’è stato un solo evento piovoso (a parte la bomba d’acqua di Borgo Pace e zone limitrofe) e il mese chiuderà in pesante deficit come i precedenti. In media, siamo sotto del 40%; in alcune località dell’entroterra si arriva al 50. Qualche dato: Pesaro è a quota 230 millimetri contro 370, Urbino è a 240 contro 420, Frontone è a 580 contro 780. E all’orizzonte si vede solo… Caronte. Non sarebbero neppure dati drammatici (ci sono regioni messe peggio) se non fosse che le annate siccitose si susseguono: perché il deficit del 2022 si somma a quello del 2021 (-174 mm a Urbino, Osservatorio Serpieri), a quello del 2020 (-250 mm) e a quello del 2019 (-16).
Per trovare un anno col segno più bisogna scendere al 2018. Per non dire delle temperature, ad acuire il tutto: letteralmente esplose. Inevitabile la crisi idrica prossima ventura: "Siamo venti giorni in anticipo rispetto a quella dello scorso anno", fa capire l’ad di Marche Multiservizi Mauro Tiviroli, che paventa un’estate a forte rischio nell’approvvigionamento. MMs ha perfino riattivato i vecchi pozzi di Pesaro, ma immaginate la qualità di quell’acqua, con la falda al minimo storico e l’intrusione marina. A breve saranno riaperti i pozzi di Sant’Anna e del Burano, non c’è scampo. Servirà anche ad abbassare la temperatura dell’acqua negli invasi, sempre a rischio di esplosione algale.
Nel basso Foglia la fioritura, complici gli scarichi, è cominciata con un mese di anticipo. Paradossalmente, il piccolo fiume pesarese è quello che sta meglio. Mercatale le garantisce la linfa vitale e quest’anno l’invaso gestito dal Consorzio di bonifica è quasi pieno, grazie a una gestione previdente: al momento è pieno al 90% e contiene 5,2 milioni di metri cubi, contro i 4 dello stesso periodo del 2021. A un ritmo di un milione di metri cubi consumati al mese, tra agricoltura e deflussi, si arriva tranquilli all’autunno. Lo stato degli altri fiumi? Preoccupante, se non penoso. Per diversi di essi, già prossimi all’asciutta, tira aria di morte. Inutile dire cosa è stato fatto per scongiurare o limitare la crisi. E’ il ritornello di ogni anno: niente.