di Claudio Salvi
Oggi ultimo giorno di Popsophia. Questa sera (ore 21.30), l’incontro in piazza del Popolo col filosofo Simone Regazzoni e poi a seguire "L’anno che verrà" il philoshow che prende a prestito una delle canzoni più famose di Lucio Dalla e che proprio al cantautore bolognese sarà dedicato. A presentarlo il giornalista e conduttore televisivo, Carlo Massarini.
Massarini cosa ha rappresentato per lei Lucio Dalla?
"Lucio è stato l’esempio di un uomo e di un’artista con un’intelligenza superiore. Era in grado di osservare la realtà ma riusciva coglierne i dettagli, le ’nuance’, le contraddizioni. E’ riuscito a raccontare cose, momenti e personaggi in maniera poetica come nessuno. Perché lui era dentro le cose".
In che modo le sue canzoni sono ancora attuali?
"La grande musica e la poesia rimangono sempre attuali. E’ la capacità dei grandi di stare avanti rispetto ai tempi e imporre un passo diverso agli altri. Un esempio? Il disco ’Come è profondo il mare’; allora la musica d’autore era molto politica e considerava anche il privato in quei termini ma Dalla proprio in quel momento fece uno scarto improvviso verso i sentimenti, il personale e cambiò per sempre il paradigma della musica d’autore".
Cosa lo differenziava dagli altri cantautori?
"Lui sta in quel novero di artisti con qualità e talento superiori assieme a Battiato, De Andrè, e pochi altri. Dalla era capace di scrivere canzoni mai banali, acute, sempre straordinariamente melodiche e ogni tanto infilava in mezzo anche dei capolavori".
Che influenza ha avuto il jazz nella sua musica?
"Molta, soprattutto nel periodo iniziale e in particolare sui vocalizzi con quella capacità di improvvisare con la voce".
Attenti al lupo e Ciao non sono stati esattamente due capolavori.
"Ogni grande artista ha il suo momento d’oro. ’Attenti al lupo’ e ’Ciao’ possono apparire meno brillanti ma non sono affatto banali: la prima è un divertissement, la seconda una riflessione amara sulla realtà. Lucio non scivola; Lucio prende fiato".
La canzone che ha amato di più?
"Difficile sceglierne una su tre dischi capolavoro che vanno dal ’77 all’80: ’Come è profondo il mare’; ’Lucio Dalla’ e ’Dalla’".
C’è in Italia un nuovo Dalla?
"No e nessuno con quelle caratteristiche. Lui era unico".
Lei lo conosceva bene, ci racconti un aneddoto.
"Ce ne sarebbero tanti. Lui era sempre disponibile a fare le cose più strane e ricordo quando andammo a fare una foto con una squadra di basket (di cui era grandissimo appassionato); anche in quella occasione volle ’sceneggiare’ quello scatto. Niente foto con i giocatori seduti in panchina; volle invece fare una foto con il quintetto in piedi, loro dei giganti e lui così piccolo: lo sapeva benissimo ma anche questo era il suo modo di mettersi in gioco… sempre".