Potature e nuove piante Miralfiore, guerra del verde

Nel mirino le operazioni del Comune all’interno del parco cittadino. Levata di scudi degli ambientalisti che tornano a parlare di scempio

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Se non altro lo si potrà chiamare il “bosco della discordia“. A innescare la levata di scudi di vari ambientalisti in città, questa volta, non sono state solo le potature dentro al parco Miralfiore ma anche le 80 nuove piante messe a dimora ieri dall’amministrazione comunale. Tanto è stata l’indignazione montata nell’ambiente che Massimo Pandolfi, professore universitario, tra i padri progettisti del Parco Miralfiore nel 1994 alle 14 di ieri è andato al Parco per rendersi conto personalmente di quello che gli altri hanno percepito come uno “scempio“. In effetti quando in quello che fu progettato per essere un “prato umido, una bassura ideale per l’ovatura del rospo smeraldino (specie protetta) e dei tritoni“ lo scienziato ha visto la piantagione, serie “fritto misto“ di alberi, è sbiancato. "Cosa c’entra qui, mettere una Liquidambar, un Ginko biloba, aceri: avete svuotato un magazzino? Questo era un prato", ha detto all’assessore Belloni, incontrato, per caso, in cantiere. "Non ho capito in cosa abbiamo sbagliato: anche piantare alberi è reato? – ha detto Belloni –. Se si tratta di sostituire un paio di piante siamo disponibili. Le potature come la piantumazione non l’ho decisa io, ma un agronomo. Invece con gli integralisti non si può ragionare e non ho intenzione di farlo. Tutte le nostre energie sono rivolte a ridare quest’area alla gente perché ne possa godere pienamente. La nostra è un’azione che mira, prima di tutto, alla manutenzione: questa è stata negli anni fin troppo carente e una valorizzazione del patrimonio era oggettivamente necessaria. Potature e piantumazioni rientrano in questo schema. E’ poi vero che lo spaccio di droga non si contrasta tagliando l’erba. Ma curando il verde, la percezione migliora anche rispetto alla sicurezza. Con le forze dell’ordine stiamo collaborando per evitare che episodi spiacevoli accaduti in passato si ripetano. Questo è un parco urbano, non un’area florovivaistica: come tale deve essere vissuto da tutti". Chi ha ragione? Cerchiamo di capirlo con la doppia intervita che proponiamo qui sotto.