Quei 7 prof contro il Green pass: "Grave limitare chi non vuole il siero"

Sono docenti a Urbino e hanno firmato con altri 600 in Italia il manifesto del collega Barbero. Uno di loro, Salvatore Ritrovato: "E’ un ricatto, non potete dire siete liberi ma poi impedisci le attività"

Migration

Una lezione all’università di Urbino (foto d’archivio).

"Ho fatto il vaccino come scelta libera ma mi sembra molto grave limitare coloro che non vogliono farlo. Per questo la mia firma è un atto di solidarietà verso di loro". A dirlo è Salvatore Ritrovato, professore associato di Letteratura italiana e contemporanea all’Università di Urbino. Il suo nome e cognome, così come di altri sei colleghi di Ateneo, rientra nella lista degli oltre 600 aderenti all’appello del no al Green pass all’università, quell’obbligo decretato dal governo e in vigore dal primo settembre, anche per gli studenti. Un manifesto nato online dove tra i firmatari c’è Alessandro Barbero, professore ordinario di Storia medievale all’università del Piemonte orientale. Ritrovato lo cita e spiega: "Farsi il vaccino è libera scelta perciò dobbiamo rispettarla. Tecnicamente questo è un ricatto. Conosco tante persone che non si sono vaccinate e non sono fanatiche, ma colte e informate. Non potete dire siamo liberi ma poi senza Green pass non si possono fare certe cose, lo trovo allucinante". Il professore, anche docente di scrittura creativa all’Accademia della Arti, è vaccinato e "andrò in classe, tutto normale". Come lui, con Green pass alla mano, farà lezioni in presenza pure Manolo Farci, docente di Sociologia della comunicazione all’università di Urbino. Non condivide tutti gli aspetti del manifesto perché "non sono d’accordo sui toni, sulla discriminazione o gli estremismi", spiega. Infatti, si è ritrovato tra i firmatari senza una reale adesione. È un membro di un gruppo Telegram per ‘No al Green pass’. Ma questa cosa gli ha trasferito i dati direttamente sulla petizione, contro la volontà. Però su alcuni aspetti si ritrova. "Non mi piace il modo in cui si è costruita la comunicazione – continua Farci – Bisognerebbe aprire un dibattito più complesso sul tema che in realtà è polarizzato. Il conflitto che si è creato è preoccupante". Sì al vaccino, no vax. È questa la scissione che ha convinto Farci all’iscrizione del gruppo. "Non esistono sfumature, non si può essere ni-vax – lamenta – Tanti ragazzi e ragazze che ho sentito hanno problemi con il Green pass. Non ritengo giusto che si debba criminalizzare chi è dubbioso sulla vaccinazione. L’università su questo dovrebbe mantenere un aspetto critico tra le parti". Tra i sette aderenti dell’Ateneo di Urbino, oltre Marco Massimo Dorati, docente di Lingua e letteratura greca, Maria Grazia Fileni, professoressa associata di Lingua e letteratura greca e Rosalba Rombaldoni, professoressa di Scienza delle finanze, ci sono anche Fabio Lupparelli e Marianna Santoni che fanno corsi di fotografia post-produzione all’Isia. Lupparelli, anche lui vaccinato, di Foligno e prof a Urbino per 80 ore all’anno, spiega: "Ho aderito per una questione di incongruenza sull’utilizzo del Green pass, uno strumento che non può costringere al vaccino. La certificazione non ha nulla per combattere la malattia, non ha efficacia contro il virus".

Nicholas Masetti