"Rapporto consenziente, io non l’ho stuprata"

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"Non l’ho stuprata, lei era consenziente". Non ci sta a passare per un criminale, Bujar Metushi, il 22enne albanese residente a Vallefoglia in carcere a Rimini per la presunta violenza sessuale avvenuta domenica scorsa alla discoteca Malindi di Cattolica. Il ragazzo ha risposto per oltre un’ora alle domande del gip del tribunale di Rimini, Manuel Bianchi. Insieme al suo avvocato di fiducia, Marco Defendini, il giovane albanese – che non ha alle spalle altri precedenti, e lavora come muratore – ha respinto ogni accusa a suo carico. Ha confermato di aver conosciuto la ragazza autrice della denuncia, una 21enne della nostra provincia, all’interno del locale, e di aver trascorso del tempo con lei e le sue amiche.

A un certo punto i due giovani sono usciti dalla discoteca per andare ad appartarsi in un luogo meno rumoroso. Da parte sua, sostiene il 22enne, non ci sarebbe stato nessun tipo di violenza fisica o costrizione, né in quel momento né successivamente, come d’altra parte – sempre stando alla tesi dell’indagato – sarebbe dimostrato dall’assenza di lividi sul corpo della ragazza e di vestiti strappati. La 21enne, assistita dall’avvocato Elena Fabbri, l’avrebbe seguito lungo il sentiero, fino a quella zona scarsamente illuminata non lontano dal parcheggio del locale. Lì, stando alla versione fornita ai carabinieri della tenenza di Cattolica, si sarebbe consumata la violenza.

"Non l’ho l’obbligata, è stato un rapporto consenziente: mi aveva confidato che per lei era la prima volta", ha aggiunto il 22enne. A pochi metri da loro, sostiene sempre l’indagato, sarebbero state presenti delle altre coppie, che si sarebbero dovute accorgere di qualcosa nel caso in cui la ragazza avesse cominciato ad urlare. L’albanese ha aggiunto anche che non si è trattato di un rapporto completo: sarebbe stato sempre lui, afferma, ad interromperlo. A sostegno della versione della ragazza c’è il referto medico, cheparla di segni superficiali nelle parti intime e di una prognosi di 15 giorni.

"Per noi è una violenza anomala – ha affermato Marco defendini, avvocato di Metushi –. La ragazza non aveva abrasioni né segni di lesioni. Il pronto soccorso infatti conferma il rapporto, ma non la violenza. Abbiamo quindi chiesto la scarcerazione e in subordine i domiciliari con il braccialetto elettronico visto che il ragazzo è in regola e lavora come muratore".