Razzismo Pesaro, bambini di colore fanno chiasso. I vicini di casa gli lanciano le banane

La lite tra cond omini sfocia nella reazione a sfondo razziale e il caso finisce in tribunale: coppia a processo "Urlavano di tutto: ‘bestie, animali, zingari’". Ma i due imputati negano le accuse nei loro confronti

Bambini di colore fanno chiasso, i vicini gli lanciano le banane

Bambini di colore fanno chiasso, i vicini gli lanciano le banane

Pesaro, 8 novembre 2022 - Insulti a sfondo razziale e lancio di bucce di banana sulle scale di casa. Tutto perché non avrebbero sopportato il rumore dei bimbi dei vicini, figli di una pesarese e di un uomo del Senegal. A processo per disturbo della quiete pubblica si trova una coppia residente a Montelabbate, marito e moglie, lui 60enne nato a Caserta, lei di 57 anni, originaria della Polonia. A denunciarli è stata la mamma dei piccoli, che all’epoca dei fatti avevano 11 e 6 anni, una pesarese di 39 anni, di professione personal trainer.

La donna, che si è costituita parte civile con l’avvocato Alice Terenzi, ieri ha ribadito la sua versione e continuato a sostenere la molla razzista delle offese e vessazioni della coppia. Le hanno fatto eco anche altri vicini di casa e conoscenti che hanno riferito di aver sentito quegli insulti. Gli imputati, anche loro saliti sul banco dei testimoni per raccontare la propria verità, hanno invece negato tutte le accuse, compresa quella di essere razzisti.

"Bestie, animali, zingari" e altri epiteti. Più quel getto di bucce di banana e altri rifiuti, come cotton fioc e carta igienica sulle scale. Secondo il racconto della vittima, la coppia di vicini non avrebbe digerito la loro famiglia e in particolare la pelle più scura dei piccoli, sin dal loro arrivo al piano superiore di quell’appartamento a Montelabbate. A dargli fastidio sarebbero stati i giochi rumorosi dei bimbi. Così, a detta della denunciante, avrebbero preso l’abitudine di bussare sul soffitto con una scopa. Ma non solo. Capitava che quando mamma e piccoli passavano, il vicino si sarebbe messo a fissarli a braccia conserte con sguardo minaccioso e in altri momenti gli avrebbe gridato quelle offese.

Per i bambini quella coppia era diventata il loro incubo. Tanto di giorno che, come riferito dalla mamma, non volevano neppure scendere dall’auto per paura di rientrare in casa al punto di chiederle di inchiavare la porta per il timore che quell’uomo entrasse. E anche di notte, negli incubi del figlio. Era così scattata la denuncia. E i due erano stati colpiti da un decreto penale di condanna, a cui si sono opposti facendo aprire il processo. Le due famiglie abitano ancora una sopra l’altra. E sembra che nel frattempo nel piano di sotto sia calato il silenzio. Il giudizio però va avanti. Gli imputati negano. La mamma ha chiesto 5mila euro di risarcimento danni. Alla prossima udienza, toccherà ai testimoni della difesa. Poi spazio alla discussione e sentenza.