
"Re Carlo" riceve il Sigillo La ’lumaghéna’ acclamata da selfie, applausi e flash
Tutti a ripetergli sempre i suoi versi famosi "Va, lumaghéna va, non te fermè..." e Carlo Pagnini è andato avanti finché, proprio come la sua "lumaghéna", ha lasciato la striscia: in tocco e toga, in fila col magnifico rettore Giorgio Calcagnini e i prorettori Vieri Fusi e Marco Cangiotti, ha inceduto lentamente ieri mattina attraverso il silenzio da cerimonia protocollare del Salone Metaurense della Prefettura di Pesaro per essere insignito del "Sigillo di Ateneo" da parte dell’Università degli Studi "Carlo Bo" di Urbino.
"Un riconoscimento alla cultura popolare – ha detto fra l’altro il rettore Calcagnini motivando la benemerenza -, voce identitaria, difesa della lingua materna, erede di Pasqualon, emblema di un luogo...". In sede di presentazione il prefetto Emanuela Saveria Greco ha parlato di Pagnini quale "uomo versatile" leggendo addirittura un suo verso, appaiata dal sindaco Matteo Ricci che ha declamato alcuni brani della "Lumaghéna" rivolgendosi all’insignito come "studioso di persone e dell’animo popolare capace di mettere insieme l’alto e il basso come i grandi artisti".
Poi lui, Carlo Pagnini, ciuffi bianchi ribelli a sfuggire dal tocco tradizionale, dovrebbe essere una "lectio magistralis" ed è invece, fortunatamente, un colloquio amicale e amichevole, fra i compagni di sempre. Aldilà dei meriti oggettivi Carlo racconta una storia che è quasi una fiaba del tempo andato, una fiaba che trova compimento e lieto fine dopo "34.000 giorni di vita", come ha detto lui: bambino, la madre lo trascinava per mano attraverso piazza del Popolo, allora Vittorio Emanuele II, e gli diceva che in quel gran Palazzo Ducale ci stava "el re de Pésre"; adesso quel bimbo di allora entra in quel gran palazzo proprio come "el re de Pésre". Lui è la "lumaghèna". "Oggi si colma un vuoto – ha detto Pagnini – trova suggello e compimento una vita intensa che arriva ad integrazione. Provo una gratitudine immensa per chi ha organizzato tutto questa e questa giornata per me decisamente memorabile".
Questo è quanto doveva dire, qualcosa d’altro è trapelato da alcune pause e da sussurri finali, nostalgia della donna che con lui ha condiviso la vita e gli manca ormai da anni. Alla fine è un assalto di congratulazioni e di selfie, complimenti, dottor Pagnini. Carlo si volta, sorride e ammonisce "Almén te an scriva mél!". Non lo si potrebbe manco volendo: goditi il tuo sigillo, te lo sei meritato!
f.b.