Ristampati da Crocetti “I luoghi persi“

La prima edizione era del 1994. Questa versione è stata. arricchita da dodici inediti. Introduzione di Galaverni

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Molti non credono alla poesia come consolazione, ma meno ne abbiamo intorno più questa ci è necessaria, anche se non lo sappiamo. E oggi che l’editore Crocetti ripropone la raccolta di Umberto Piersanti “I luoghi persi“, pubblicata nella sua prima edizione nel 1994 e ora arricchita da dodici inediti, fin dai primi versi ci sentiamo accompagnati verso un territorio pacificato, che è allo stesso tempo reale e mitico: sono quelle Cesane ormai sottratte sia all’urbanizzazione che all’antropizzazione, un mondo che il poeta urbinate ha reso luogo di astrazioni atemporali e presenze rarefatte, attraversato e mosso da personaggi antichi, da mestieri dimenticati, evocati talvolta da espressioni arcaiche recuperate da una dimensione contadina che più si allontana nel tempo e nei ricordi e più assume i contorni di una vera e propria civiltà perduta, depurata dalle sue brutalità e fissata dalla fierezza delle genti che la vissero per non ritornare, piegata dalla algia del ricordo: "La gente da cui vengo si dissolve e spesso muore altrove chi m’ha sorretto nei primi passi mossi alle Cesane".

Per il poeta la natura, talvolta ostile ma più spesso amica, ci è indispensabile come la poesia e come la memoria che ci tiene ancorati alla vita, che per Carlo Bo "si identifica nel presente e nell’immediato, sicché il poeta salda in un’unica vocazione l’emblema del suo passato familiare con la somma delle sue esperienze, a cominciare da quella più costante e ambiziosa: la poesia".

Al che Piersanti prova a ricordarci che "l’anima è piccola, fatta d’aria passa tra gli spini e non si graffia". Dunque cosa resta a noi lettori se non di cercare un posto alle Cesane, magari nel fosso di Madìo, sotto Che Spasso, se sappiamo trovarlo fisicamente oltre che tra i versi di Piersanti, dove la notte viene lo sprovingolo a schiacciarci il respiro sul petto come raccontavano i vecchi la sera, durante le veglie davanti al camino?

Più consigliabile andarci in un giorno di sole, appoggiare la schiena a una cerquella per condividere quel luogo delle Cesane che guarda verso il mare e dedicarci con calma e tempo alla lettura, partendo dall’ispirata introduzione di Roberto Galaverni che a quel punto sentiremo vicina: "con queste poesie il poeta arriva sul punto più alto della collina e da lì può contemplare ciò che sta dietro e insieme ciò che lo attende, la salita fatta e la discesa da fare".

Tiziano V. Mancini