Sta volgendo al termine la peggiore annata per il tartufo bianco pregiato da circa quarant’anni. Purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista. Rimane il fatto che la raccolta del fungo ipogeo nel 2024, complici il clima e regolamenti di raccolta diversi regione per regione, ha prodotto quantità esigue che hanno fatto schizzare i prezzi alle stelle. Da una media di millecinquecento euro al chilo degli anni scorsi, siamo arrivati anche a 4-5mila.
E sul tema interviene Giuseppe Cristini, enogastronomo e grande esperto di tartufi, facendo un appello per il futuro della preziosa risorsa, che al momento appare denso di nubi: "Mentre il tartufo rischia l’estinzione – dice Cristini senza mezzi termini – si continuano a fare passerelle alle fiere che non portano a nulla. Nessuno ne parla, ma gli esperti del settore, che io chiamo “i custodi del bosco“, concordano: ci vuole un piano a lungo termine per risollevare la raccolta e evitare il collasso. Fa più danni l’incompetenza e l’improvvisazione di chi decide, che la siccità o le piogge, che pure recano danni, come abbiamo visto quest’anno, in cui il bianco è stato decimato dalle piogge. È proprio la mancanza di cultura e di competenza sul tartufo che preoccupa, visto che nessuno parla della crisi tartufigena. L’ignoranza sulla comunicazione del tartufo sta facendo danni devastanti: io ho girato tutte le fiere quest’anno e non se ne parla mai. Pare che tutto vada bene, ma si vedono sempre meno tartufi e più premi a cuochi e politici che ne sanno davvero poco. Figure che non conoscono nulla di una roverella micorizzata, di una luna crescente o calante o di una ricetta tipica. Sfruttiamo questo “annus horribilis“ per creare un piano di Stato per rigenerare il tartufo e la biodiversità italiana unica al mondo che sta alla base della sua produzione. Occorre ripulire gli ambienti, mettere a dimora nuove roverelle, ascoltare gli esperti e pianificare una uniformità nazionale sulle date di apertura della raccolta. E poi, anziché ammassare le fiere, perché non spalmarle fino a Natale e anche a gennaio, portando turismo e valorizzando i tartufi che si possono cavare fino al 15 del prossimo mese? Noi comunicatori del tartufo, un progetto etico ce lo abbiamo, la politica lo faccia proprio e si inizi a pensare al futuro di questo mondo, altrimenti migliaia di tartufai e indotto collegato avranno ripercussioni, prima con prezzi fuori mercato, e poi con l’estinzione vera e propria del tartufo. Una luce di speranza c’è, ma bisogna agire".
gio. vol.