
Stupore nelle parrocchie, dove nessuno si aspettava la tragica notizia "Aveva il coraggio di andare controcorrente, rivelando ciò che non andava".
di Benedetta IacomucciUn Papa "libero". Un Papa "schietto". Un Papa "indimenticabile". Le campane a lutto hanno infranto ieri la gioiosa liturgia del lunedì dell’Angelo che si celebrava nelle chiese cittadine. Sgomento e stupore tra i fedeli, raggiunti dalla notizia della morte del Papa, dopo che solo poche ore prima le tv del mondo l’avevano ripreso mentre impartiva la benedizione Urbi et Orbi, senza rinunciare al giro in piazza San Pietro a bordo della Papamobile.
"Non me l’aspettavo – dice Enzo Dini, sul sagrato della chiesa di Santa Maria di Loreto –: sembrava si fosse rimesso, dopo il ricovero e le dimissioni, quindi eravamo tutti abbastanza sollevati. Invece..." Poi Enzo mette in fila i pensieri: "Ha avuto il coraggio di tirare fuori anche le cose che non andavano bene, senza nasconderle. Anche mettendosi contro le gerarchie. Spero che anche il suo successore abbia lo stesso coraggio. Anche lì ci sono tante correnti, ma di un Papa schietto e genuino c’è sempre bisogno".
Diverso lo sguardo di don Giuseppe Fabbrini. La sua è una prospettiva di fede: "Di Papa Francesco non ci mancherà nulla – dice –, perché quello che ha detto e fatto è magistero, è parte dell’insegnamento ufficiale della Chiesa, e resterà per sempre. Sta a noi portare avanti gli insegnamenti. Il prossimo papa? Mi fido dello Spirito Santo che fa le cose per bene". Accanto a lui ci sono i due ministranti, Francesco Rampino e Andrea Piccinini: "Nelle sue ultime encicliche – dice il primo – ha affrontato temi molto attuali: ad esempio l’ecologia, in Laudato si’, e l’approccio al Vangelo e alla spiritualità, in Dilexit nos. Ho amato molto questa sua modernità". "Mi piacevano i suoi modi di fare schietti – aggiunge Piccinino –: ad esempio quando faceva la lavanda dei piedi".
"Sono sorpreso e scolvolto – dice don Peppe Gaudenzi –: ero speranzoso che si riprendesse. Di lui porterò il ricordo del costante richiamo alla presenza di Gesù tra noi, soprattutto tra quanti di noi sono più deboli. Era un uomo libero, perché non aveva bisogno di altri punti di riferimento se non Gesù. Era quella la sua stella polare, sempre". E l’umanità di Papa Francesco è l’aspetto che serba nel cuore anche Rosanna Mattioli: "Non lo dimenticheremo mai" dice affrettandosi sui gradini, per non perdersi l’inizio della messa. "Lo ringrazio per la guida che è stato – aggiunge Fausta Albini Ricciòli – anche a costo di andare controcorrente".
"E’ stato un grande uomo – dice Marilù Pizza – e per me personalmente un uomo stupendo. Il fatto che sia morto il lunedì dell’Angelo lo interpreto come un segno della sua grandezza e unicità". Un pensiero condiviso anche da Patrizia Adrualdi: "Il simbolismo della morte in un giorno così speciale per i cristiani, lo leggo come un segno del cielo, un segno di santità. Di lui serberò tanti insegnamenti, l’idea di una chiesa povera per i poveri, il fatto che chiedesse sempre di pregare per lui". Un Papa umano, vulnerabile, il cui messaggio, proprio per questo, arrivava in maniera ancora più potente.