
Avviata la più grande operazione di manutenzione del gioiello rinascimentale al Palazzo Ducale di Urbino
La quiete dicembrina che avvolge Urbino e il Palazzo Ducale nasconde in realtà un grande fermento dentro le mura della dimora di Federico. Un momento epocale, legato ai grandi lavori di restauro e riallestimento del piano nobile della Galleria Nazionale delle Marche.
In particolare, lo studiolo del duca sta vivendo un periodo davvero straordinario, probabilmente il primo di tale portata da quando fu realizzato da valenti ebanisti sotto il governo del duca. È in corso infatti un trattamento conservativo (che ha comportato la totale chiusura al pubblico dell’ambiente) che ha visto il completo smontaggio delle pareti intarsiate per la loro miglior cura e per poter intervenire su tutti i lati e dunque sulla faccia nascosta, il “lato b“ dello studiolo che nessuno (o quasi) ha mai visto. Incaricata dei lavori più unici che rari è la ditta MastroT, non nuova a palazzo, dove sta attendendo da oltre un anno ai trattamenti antitarlo tramite anossia di tutte le opere lignee interessate dai lavori.
"Quando ci è stato chiesto di fare anche lo studiolo – ci rivela Emanuele Ticà, titolare della ditta – non ci potevo credere: è stato ed è tuttora un sogno mettere le mani su un’opera unica al mondo. Per lavorare al meglio, ovviamente sotto il diretto controllo del team della Galleria guidato dal direttore Luigi Gallo, ci siamo documentati e abbiamo studiato il modo più delicato per staccare ogni pannello dalle pareti".
E così piano piano, in alcuni giorni di lavoro, riquadro per riquadro, lo studiolo si è scomposto come un grande puzzle e si è spostato di qualche stanza, per essere trattato in ogni foro causato dai tarli, in ogni fessura, in ogni elemento scollato e infine sottoposto a trattamento anossico per uccidere definitivamente qualsiasi tarlo rimasto. Con l’occasione, anche gli uomini illustri sono stati staccati e gli storici dell’arte, tra cui il funzionario Giovanni Russo, stanno studiando come ricollocarli nel modo più vicino possibile all’epoca ducale.
"Le pareti dello studiolo – prosegue Ticà – sono autoportanti, ovvero i pannelli non sono singolarmente ancorati alla muratura, ma semplicemente appoggiati a terra, incastrati tra loro e fissati al muro in pochi punti chiave. Le condizioni conservative sono molto buone, l’ultimo smontaggio con restauro era stato fatto negli anni ‘70, e prima ancora da Rotondi durante la guerra. Tra pochi giorni smonteremo anche il soffitto a cassettoni, per trattare anch’esso, che si presenta più attaccato dagli insetti. Il riassemblaggio sarà effettuato a metà marzo, e lo studiolo tornerà come prima".
Giovanni Volponi