Sorcinelli svela “Le storie intime del corpo“

Lo storico pesarese di nuovo in libreria con un volume sul tema della sessualità vista anche in relazione alla pulizia e uso dell’acqua

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di Marco

Savelli

Spesso è esistita nella complessa storia delle vicende umane una stretta relazione tra la filosofia platonica e il pensiero della Chiesa. Uno dei capisaldi di questa relazione è stato senza ombra di dubbio il non riconoscere "nella bellezza una caratteristica autonoma del corpo" ma una qualità morale intimamente connessa con il divino. Fino alla cristallizzazione di una paura, quasi di un terrore, del "corpo in se stesso" antecedente, e di molto, alla stessa "normalizzazione" controriformista del Consiglio di Trento.

La curiosa, a volte intrigante, parabola della progressiva emancipazione del corpo dall’anima, a partire dall’attenzione crescente per l’igiene personale, è narrata attraverso i secoli con leggera disinvoltura da Paolo Sorcinelli nel suo volume più recente (Storie intime del corpo, Clueb, Bologna 2022, pp. 203, 18 euro). Attraverso un apparato bibliografico e iconografico quasi certosino Sorcinelli ci racconta la progressiva affermazione del corpo come luogo privilegiato del piacere contestualmente alla crescente autonomia femminile dai canoni imposti da un costume e da una religiosità sempre più in affanno davanti all’avanzata dirompente delle culture anticipatrici del secolo dei lumi in mezzo alla disputa infinita “attorno a quelle parti del corpo… più pericolose per la salvezza dell’anima” ma anche “più allettanti per i sensi”.

Perché dal cristianesimo delle origini al pensiero medievale, la donna sarà sempre "la madre del peccato" (vedi il celeberrimo Malleus maleficarum) sulle orme, come racconta Sorcinelli, di san Paolo, san Gerolamo e Tertulliano, condizionando in ciò anche la riflessione, altrimenti controcorrente, dello stesso Giordano Bruno. Ma sarà solo sedici anni dopo il rogo in Campo dei Fiori, anche in conseguenza della riforma luterana, che il teologo napoletano Giulio Cesare Vanini (anche lui, ahimè, finito sul rogo) che si arriverà "all’esaltazione del piacere sessuale anche indipendentemente dal vincolo della fecondazione". Insomma il "secolo d’oro della sessualità in convento" – il XV –, come risulta anche poco tempo dopo dai rapporti "sconsolati delle visite canoniche all’epoca del Concilio di Trento" (1545-1563), avrebbe comunque lasciato il segno investendo in modo allarmato, per pontefici e gerarchie ecclesiastiche, lo stesso sacramento della confessione attraverso le spregiudicate avance praticate da audaci confessori (più o meno giovani) non insensibili alle “contrizioni” e ai “pentimenti” di devote peccatrici di varia natura e provenienza.

Sarà la reazione al secolo dei lumi – l’Ottocento – a riportare in auge attraverso figure insospettabili (Cesare Lombroso) i vecchi e intramontabili pregiudizi nei confronti della sessualità (femminile) solo in parte ridimensionati dalla Fisiologia del piacere (1864) di Paolo Mantegazza. Tutte vicende che anticiperanno le lunghe discussioni su due questioni di forte attualità nel secolo successivo grazie alle posizioni spericolate (oggi pressoché deliranti) del “focoso romagnolo” Alfredo Oriani: il piacere (sic!) della donna nel subire violenza (“il più bello dei complimenti”) e la contrarietà al divorzio come istituto di negazione della superiorità maschile. Fino all’apparire del tema della contraccezione – il saggio di Thomas Malthus sulla limitazione delle nascite era del 1798 e le posizioni “aperturiste” del Mantegazza del 1877 – contestuale alla discussione risalente ai tempi di san Tommaso e di san Bernardino da Siena sui suoi metodi “naturali”. Per chiudere con altri due nodi assai critici: il paradosso delle varie campagne per la procreazione dell’Italia fascista che nel 1936, alla proclamazione dell’Impero, finirà per ritrovarsi con il minimo storico dei nati dall’unità in poi e la tenace difesa dell’utilità sociale della prostituzione (le suore dell’amore), risalente addirittura a sant’Agostino e allo stesso san Tommaso, fino alla legge di soppressione delle case chiuse del 1958, la nota legge n. 75 promossa dalla senatrice Lina Merlin.