Sotheby’s ricompone il mobile ducale

Per dieci mesi potremo rivedere il corredo dello studiolo di Francesco Maria II Della Rovere

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Dopo quasi 400 anni si ricompone a Palazzo ducale il prezioso corredo dello studiolo di Francesco Maria II Della Rovere, ultimo signore d’Urbino. Ieri mattina la Galleria nazionale delle Marche ha presentato la ricongiunzione dello stipo e della credenza fatti realizzare dal duca alla fine del Cinquecento e rimasti separati per secoli. Riuniti grazie alle ricerche di Mario Tavella, presidente della casa d’aste Sothesby’s Francia, e alla mediazione di Sothesby’s Italia con il proprietario della credenza, i due mobili saranno visibili assieme per 10 mesi, nel Camerino dorato.

"Sappiamo che Francesco Maria commissionò quattro stipi, detti anche monetieri, scrittoi o studioli, realizzati in ebano e avorio e intarsiati con un motivo “a cerquate“ – spiega Tavella –. Attribuiti agli artigiani Giorgio Tedesco e Giulio Lupi, sono descritti in vari inventari delle residenze ducali di Urbino e Casteldurante, fino a quello redatto dopo la sua morte, nel 1631, in cui si parla di uno stipo “in doi (due) pezzi“, uno quadrato minore, uno ancora più piccolo e uno lungo. Non avendo figli superstiti, lasciò in eredità il proprio corredo, inclusi questi mobili, alla nipote Vittoria Della Rovere, granduchessa di Toscana, che lo trasferì nel fiorentino Palazzo Pitti. Nel 1999, uno di questi studioli è entrato nella collezione della Galleria nazionale delle Marche, dove è ora esposto accanto al pregadio, sempre di proprietà del museo, che la granduchessa fece costruire scomponendo due degli altri tre stipi. Qualche anno fa è comparsa, tra gli oggetti di un collezionista privato, una credenza con quattro cassetti già battuta all’asta a Bruxelles nel 1951: dopo varie ricerche, ho concluso che si trattasse della parte mancante dello stipo “in doi pezzi“".

Tavella racconta che sono serviti diversi anni di indagini per validare l’ipotesi, in quanto gli scritti del passato avevano degli errori e l’oggetto si trovava sopra a un altro mobile simile, con armi roveresche intarsiate. Dopo diversi falsi allarmi, però, è riuscito a confermare l’identità della credenza e, grazie alla mediazione di Sothesby’s Italia, che ne ha ottenuto un prestito, portarla a Palazzo ducale per 10 mesi. "È una scoperta rilevante, perché si tratta di uno dei più importanti arredi cinquecenteschi d’Italia e d’Europa, che si ricompone dopo oltre tre secoli – afferma –. Ricongiungerli è stato molto appassionante, spero che un giorno possano essere esposti insieme in maniera perpetua".

Nicola Petricca