Pesaro, prof rischiò l’occhio per un tappo. Negato il maxi-risarcimento

L’incidente al Mamiani durante una festa: l’insegnante rischiò la vista

Spumante in una foto d'archivio Ansa

Spumante in una foto d'archivio Ansa

Pesaro, 21 marzo 2018 - Era il 23 marzo del 2005. Si festeggiavano nelle classi quinte del liceo Mamiani di Pesaro, i cento giorni alla maturità. Improvvisamente, un ragazzo della quinta C prende la bottiglia di spumante, fa saltare il tappo per brindare e purtroppo il sughero centra l’occhio di un’insegnante. Dolore, urla, corsa in ospedale e per fortuna solo un’ecchimosi e un grosso spavento.

Ma la docente che lì per lì ha scusato i ragazzi, ha poi fatto causa al ministero della pubblica istruzione per le conseguenze di quell’incidente. Nel frattempo, prima ancora del giudizio, la docente era stata risarcita per l’infortunio con 20mila euro. Ma la causa di lavoro è andata avanti: nel giudizio di primo grado, il giudice nel 2012 ha rigettato l’istanza dell’insegnante perché lo ha considerato un evento del tutto accidentale e non attribuibile a colpe specifiche del datore di lavoro. E nemmeno il ragazzo che ha stappato lo spumante poteva essere accusato di nulla.

L'insegnante è ricorsa in appello e anche i giudici di secondo grado hanno valutato allo stesso modo quell’incidente: non è stata colpa di nessuno né l’ambiente di lavoro né la lavoratrice avevano dovuto affrontare un’accresciuta pericolosità. Per niente soddisfatta, la docente ha fatto ricorso alla Cassazione chiedendo l’annullamento della sentenza di secondo grado perché non era stato considerato un elemento nuovo: la scuola aveva permesso ai ragazzi di portare delle bottiglie di spumante, quindi alcool, non garantendo più quindi la lucidità delle persone e la sicurezza degli ambienti scolastici.

I giudici della Cassazione hanno ribattuto che la docente, avendo permesso che nella classe si festeggiassero i 100 giorni mancanti alla maturità, aveva assunto il rischio di poter avere delle conseguenze. Certo, nessuno pensava di essere centrato da un tappo di spumante ma l’aver permesso la festa non significava aver accresciuto il grado di rischio di quell’ambiente di lavoro né il datore di lavoro, ossia la scuola, si sono comportati con imprudenza o negligenza. Il solo infortunio non basta ad imputare secondo la Cassazione colpe specifiche al datore di lavoro. Va provato il nesso tra presunte inadempienze ed infortunio. Visto che l’insegnante non ha potuto provare questo rapporto di causalità, il suo ricorso è stato rigettato ed è stata condannata a pagare le spese legali al Ministero pari a 4000 euro oltre a tasse ed interessi.