
Diverse attività si sono viste recapitare le cartelle per gli accertamenti. L’assessore Pozzi: "Dove riscontriamo difformità, invitiamo al contraddittorio".
E’ partita la caccia ai presunti furbetti della Tari, la tassa sui rifiuti urbani. Il tutto sulla scorta di accertamenti che sono in corso da parte dell’Aspes: una verifica sulla corrispondenza tra le metrature effettivamente utilizzate nelle attività commerciali e industriali, e quelle denunciate. Contestazioni che vanno da qualche cetinaia di euro fino ad arrivare a delle vere e proprie stangate perché nel mirino sono finite anche attività industriali: per alcuni il contenzioso ha sfiorato anche i centomila euro. Sono "in corso dei contraddittori", come li ha definiti l’assessore Riccardo Pozzi che si sta occupando del problema.
Quante persone siano coinvolte esattamente non si sa. Ma per quello che riguarda gli industriali si è davanti "a un problema che potrebbe allargarsi", dice Andrea Baroni direttore di Confindustria. Le contestazioni sulla Tari non sono una novità, ed anche in questo caso riguardano le aree che sono esentate, e cioè quelle dove ci sono i reparti della produzione. "Ma per una questione di regolamenti, per altro molto complicati, ora ad alcuni associati stanno arrivando delle cartelle che vanno indietro di sei anni, per cui si è di fronte a cifre anche molto importanti. Abbiamo aperto, da ormai diversi mesi, un tavolo con l’amministrazione comunale per vedere di arrivare a una soluzione politica del problema. Abbiamo parlato prima con l’ex sindaco Matteo Ricci ed ora anche con Andrea Biancani, ma al momento non si riesce a trovare una via d’uscita che è fondamentalmente politica. L’unica cosa che non vogliamo è arrivare a un braccio di ferro con il Comune visto anche il momento che non è dei più facili".
Il nodo da sciogliere è questo: per una questione di regolamenti la tassa sui rifiuti urbani viene applicata solamente su alcune zone degli stabilimenti, come i magazzini e gli uffici e non su tutta l’estensione delle fabbriche, dove ad esempio di sono le aree produttive. Una tassa che solitamente si attesta su 30 per cento della metratura globale. Un adempimento formale, viene definito, con la suddivisione degli spazi all’interno delle fabbriche. Cosa, questa, che dovrebbe essere fatta tutti gli anni, ma in tanti, anche per un problema di regolamenti comunali, non lo hanno fatto anche perché fondamentalmente non lo sapevano.
"Sta di fatto – continua Baroni – che ad alcuni nostri associati sono arrivate anche delle cifre importanti da pagare ed il problema riguarda un po’ tutte le altre associazioni come la Cna e la Confartigianato e per questa ragione abbiamo aperto un tavolo con l’amministrazione".
Ma in Comune che dicono? L’assessore Riccardo Pozzi che ha ereditato il problema dalla giunta Ricci, risponde: "A noi non risultano cifre così alte, ma è vero che stiamo facendo accertamenti in collaborazione con Aspes, per cui dove risultano anomalie nel pagamento della Tari, invitiamo i soggetti interessati a un contraddittorio per capire dove nascono queste difformità tra quanto accertato e quanto dichiarato. Stiamo cercando di capire se c’è per esempio un’omessa denuncia. Un controllo che facciamo anche per equità fiscale, nel caso siano state riscontrate delle anomalie. L’estensione del problema? Ancora non abbiamo i numeri esatti ma gli accertamenti sulla Tari non valgono per le famiglie. Le verifiche che sta facendo Aspes sono per le attività produttive, e non intendo solo quelle industriali. Riguarda un po’ tutti i casi dove sono state riscontrate difformità. Un esempio facile? Eccolo: se un ristorante dichiara 100 metri quadri e invece ne utilizza in realtà 200 il soggetto in questione viene invitato per un contraddittorio".
m.g.