Tornitori Pesaro, un imprenditore. "Sono introvabili, ne avrei già assunti sei"

Giacomo Dini, titolare della Biemmegi, specializzata in lavorazioni meccaniche, vuole insegnare il mestiere alle nuove leve

Da sinistra, Domenico Bertuccioli (Mino), Giacomo Dini, Bruno Fraternali

Da sinistra, Domenico Bertuccioli (Mino), Giacomo Dini, Bruno Fraternali

Pesaro, 28 dicembre 2019 - Ha un sogno nel cassetto: vorrebbe dar vita a una scuola in cui si possano formare tornitori e fresatori. "Figure indispensabili nel settore della meccanica, che oggi non si trovano più", confida Giacomo Dini, titolare della Biemmegi, l’impresa di via Jesi specializzata in lavorazioni meccaniche di precisione. "Perché il grande problema – rivela Dini, proprietario dell’azienda assieme a Bruno Fraternali e Domenico Bertuccioli – è che oggi, di giovani specializzati in questo settore non ce ne sono. E sono convinto che se trovassimo le figure giuste, potremmo raddoppiare il fatturato e assumere almeno 6 persone in breve tempo".

Alla Biemmegi, che nel marzo 2018 ha festeggiato 30 anni di attività, diventata famosa per la sua originale insegna (un vero caccia supersonico F-104 S), lavorano già 15 persone. Ed ora, lo sguardo dei soci fondatori è tutto rivolto verso i giovani. Dini, lei si è proposto come oratore-imprenditore per gli studenti delle medie. Da dove nasce l’idea? "E’ un progetto che parte da lontano. Mi piacerebbe mettere a disposizione la mia esperienza nel settore della meccanica per raccontare ai ragazzi la bellezza che contraddistingue questo lavoro. Credo che il problema più grande, oggi, sia proprio quello dell’orientamento. Molti studenti, all’età di 13-14 anni, non sanno ancora verso quali studi indirizzarsi. Per questo, ci terrei ad avere un confronto con loro, assieme alle famiglie. Anche se la mia idea iniziale era diversa". Cioé? "Avrei voluto fondare una scuola privata dedicata ai mestieri di tornitore e fresatore. Una sorta di istituto come quelli che esistevano una volta; ora li hanno chiusi tutti e per questo impiego non c’è più una preparazione. In mancanza di risorse, però, ho pensato che sarebbe stato bello individuare una serie di scuole medie in cui poter incontrare i ragazzi. Credo che, in tal modo, potremmo intercettarne una buona percentuale". Ma è così difficile trovare giovani specializzati, al giorno d’oggi? "Sì, lo è. Ed ho scritto anche al Presidente della Repubblica, per fargli presente tutto questo". Si è spinto avanti. Segno del fatto che il suo mestiere l’appassiona. Vorrebbe trasmettere questo amore anche ai più giovani? "Certo. Io vorrei solo dire, ai ragazzi, che fare il tornitore è bello. E si possono imparare tante cose". Insomma, la vostra è un’azienda solida, siete pronti ad investire ancora. "Non so neanche io come facciamo a sopravvivere. Perché a fine anno, gli utili sembrano tanti, ma in tasca non ci rimane nulla. Il problema della tassazione incide molto: noi imprenditori siamo troppo tassati sul lavoro. Con questo sistema, i ragazzi guadagnano poco e a noi costano tanto". Parlando di stipendi… che tipo di contratti fareste alle nuove figure che cercate? "Contratti regolari, a tempo determinato per i primi 6 mesi. Se poi i ragazzi vanno bene, li stabilizziamo con contratto a tempo indeterminato e con uno stipendio di oltre mille euro al mese. Nel giro di poco, questi giovani potrebbero guadagnare quanto un loro insegnante. Tra l’altro, nel mondo della meccanica, le tariffe sono più alte. Il problema dei bassi stipendi, qui, non esiste".