
Pesaro, 30 dicembre 2024 – Saranno ascoltati dal giudice, questa mattina, i figli minori Ana Cristina Duarte Correia, la 38enne uccisa nella sua casa di Saltara la notte tra il 6 e il 7 settembre per mano di suo marito, il 54enne Ezio di Levrano. Sarà presente oggi davanti al gip Giacomo Gasparini anche l’indagato, padre dei tre figli di 6, 13 e 14 anni nati dal matrimonio con la giovane brasiliana. Ezio di Levrano sarà assistito dal proprio legale Salvatore Asole.
Verranno ricostruiti gli ultimi minuti di vita della giovane donna grazie al racconto dei figli che, quella notte, erano presenti in casa e che riferiranno al giudice quello che hanno visto e sentito. L’autopsia, condotta lo scorso settembre all’ospedale di Ancona dalla dottoressa Loredana Buscemi, nominata consulente tecnico della procura, aveva evidenziato come Ana, fino alla morte, si fosse difesa dai colpi sferrati dal marito con un coltello a serramanico. Il 54enne ha affondato più volte la lama nell’addome della moglie ma prima, secondo quanto emerso dalle indagini, si era ferito al braccio sinistro per verificare che il coltello funzionasse bene.
Ana era arrivata agonizzante all’ospedale di Torrette ad Ancona, dopo essere stata trasportata in condizioni disperate con l’eliambulanza. Secondo le prime ricostruzioni Ana era si era allontanata dalla casa di Saltara alcuni giorni prima raccontando ai carabinieri di doversi mettere in salvo dalle violenze del marito il quale aveva denunciato ai carabinieri di aver perso le tracce della moglie. Ana, ascoltata dai militari, aveva detto di essere fuggita dai comportamenti violenti del coniuge trovando rifugio in un alloggio a Borgaccio di Saltara. I militari le avevano proposto di trasferirsi, insieme ai figli, in una comunità protetta ma lei aveva rifiutato.
Le avevano detto di segnalare qualsiasi eventuale avvicinamento ma Ana è stata ammazzata dopo aver fatto rientro in quella casa senza avvisare i militari. Quella notte sarebbe iniziata una violenta lite con il marito. Anche i vicini hanno sentito le grida di aiuto da parte della donna e dei minori e hanno chiamato i carabinieri, e da lì il massacro. I tre figli erano stati ascoltati in modalità protetta, alla presenza del sostituto procuratore Irene Lilliu, già nelle prime ore dopo il delitto così come altri testimoni, vicini di casa e conoscenti.