Vedova alla sbarra per amore Voleva salvare le spade del marito

La donna le deteneva in garage ma non le aveva denunciate. Va a processo per evitarne la distruzione

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Se la sarebbe cavata pagando 200 euro di ammenda, ma è voluta andare a processo per amore del suo defunto compagno, un ufficiale di Marina, per salvare dalla distruzione le sue preziose spade.

È una vicenda che nasce dall’intreccio di più storie, liti, denunce, armi, abusive e non. L’imputata è una pesarese che un giorno si vede condannare (con decreto penale) al pagamento di 200 euro d’ammenda per detenzione abusiva di armi. Non quelle che custodiva regolarmente in una fuciliera in casa, ma le 5 o 6 lame, tra sciabole, spade e spadini, che erano in garage. A denunciarla per quel piccolo arsenale, era stato il suo ex proprietario di casa con il quale i rapporti erano ormai logori. La condanna per decreto penale avrebbe però comportato la consegna delle spade alla direzione di artiglieria che, da prassi, le avrebbe distrutte. Una pena, per lei, ben peggiore del pagamento di 200 euro.

Così, difesa dall’avvocato Cristina Carnevali, la pesarese si è opposta al decreto, instaurando un processo in piena regola, in contraddittorio tra le parti. "Si tratta di spade di valore storico e artistico – ha spiegato l’avvocato Carnevali – tra queste ce ne è una particolarmente famosa di Oreste Cavallari. Erano tutte del defunto compagno della mia assistita, alcune anche spade di servizio. Alla prossima udienza dimostreremo il loro pregio. Non vogliamo che vadano distrutte, ma che vengano salvate, consegnate magari alla Soprintendenza, alla Marina o agli stessi parenti di Cavallari. Per la mia cliente hanno un valore affettivo enorme. Ed è il ricordo del suo compagno che vuole proteggere e salvare". Un amore più forte di un processo. E del rischio di una seconda condanna.

e.ros.